Per un movimento ansimante che mostra il peso degli anni e della sua storia centenaria, c’è un ragazzo di soli 26 anni che aggiunge alla sua già preziosa collezione una nuova perla: il record dell’ora. Quello che fu di Giuseppe Olmo e Fausto Coppi, Ercole Baldini e Francesco Moser. Lui, Filippo da Vignone, il granatiere della Ineos Grenadiers, sulla sua Pinarello F HR 3D Bolide da 75 mila euro, si regala un’ora di storia, da leggenda e da capogiro sul filo dei 57 chilometri orari: 56.792 per la precisione.
Filippo Ganna da oggi non solo è storia e leggenda, ma è anche unità di misura e limite: da superare. E non sarà facile, come sostiene Eddy Merckx, che di ciclismo qualcosa ne ha masticato, e di corridori davanti ai propri occhi ne ha visti scorrere.
Da oggi Filippo Ganna è anche ossimoro: l’italiano più veloce di sempre in un ciclismo lentissimo. Il nostro. Noi, i senzaNibali, dovremo farcene una ragione per un po’, dovremo anche farci l’abitudine, anche perché all’orizzonte non si intravvede nessuno che possa sostituire un talento purissimo come lo Squalo, ma in compenso teniamoci stretti questo prodigioso uomo del tempo, questo signore degli anelli che in sella alla propria bicicletta riesce a scrivere storie mirabolanti, senza ricorrere nemmeno alla bacchetta magica, ma solo con l’imposizione e la posizione plastica del suo maestoso fisico, che si fa tutt’uno su quel mezzo.
Un’ora d’aria, un’ora di gioia purissima, un’ora di euforia come se quel record fosse stato stabilito sulle più alte alture e non a livello del mare, in un luogo sconosciuto della Svizzera che diventa epicentro della storia e dell’universo mondo. Ganna ci ha preso per mano, per un’ora ci ha fatto girare la testa, ci ha condotto su altre dimensioni in una centrifuga di emozioni, sulla sua bici balena frutto dello studio sui cetacei che ne hanno migliorato l’aerodinamicità.
Un’ora d’aria, per un ciclismo italiano asfittico e soffocato dalla nostra mediocrità. Dalla strada alla pista, dove per anni abbiamo sofferto e dove invece nell’ultimo decennio, grazie a Viviani e Ganna, siamo diventati esempio planetario. Questo è il nostro nuovo mondo, il nostro nuovo acquario: siamo con l’acqua alla gola, ma qui ci sentiamo a nostro agio. E dopo tutto non è nemmeno più un caso che la Pinarello di Pippo sia stata ispirata alle balene.
Ho cominciato a seguire il ciclismo da quando Stagi, tra l’amicizia e la sua rivista, unica nel genere è apparso al mio orizzonte. Quindi è solo per questo che leggo e vedo ciclismo. Quindi per lo stesso motivo ho l’occasione di essere orgogliosa di un tale Ganna che asceso al “firmamento” dei grandi permette alla nostra Patria di bearsene. Grazie Filippo!