17 PROF DI SOSTEGNO IN 10 ANNI: SE UNA MADRE DEVE RITIRARE IL FIGLIO AUTISTICO DA SCUOLA

Maria Grazia ha ragione e ha fatto bene, punto. Non ci sono scorciatoie e distinguo in questa storia, tra le più comuni e squallide nel pianeta scuola italiano, nonostante poi il 2 aprile tutti si riempiano la bocca con la prima lettera dell’alfabeto colorata di blu, giornata universale dell’autismo.

Maria Grazia è una mamma di Bari, mamma di un ragazzo autistico di 16 anni, e la cronistoria scolastica del figlio dice tutto senza possibilità di mediazione. In dieci anni il ragazzo ha cambiato 17, dicasi diciassette, insegnanti di sostegno e ora la famiglia esasperata ha deciso che non è più il caso che frequenti la scuola. Ci penseranno a casa, in prima linea proprio lei, la mamma, che negli anni si è sobbarcata formazioni su formazioni per poter provare a comprendere un po’ di più suo figlio, per provare a comunicare con lui, autistico che non parla, per provare a rendere la sua vita più dignitosa.

La stessa formazione che quasi nessuno degli insegnanti che si sono avvicendati pare aver avuto, incapaci quindi anche solo di immaginare sistemi comunicativi aumentativi alternativi, incapaci in definitiva di provare a comunicare con lui, di provare a sviluppare un vocabolario alternativo alla parola.

Questo accade per un motivo molto semplice e raccapricciante, del quale tutti, pur indifferenti, sono al corrente: le cattedre per il sostegno scolastico, per gli autistici come per gli altri disabili, sono spesso occupate da insegnanti prestati alla mansione, in attesa di collocamento per la propria materia, persone che vorrebbero stare ovunque tranne che in quel posto con quegli studenti.

Qualche anima armata di buona volontà la si trova, ma siamo dalle parti del terno al lotto, e sia chiaro una volta per tutte che una famiglia con un figlio autistico baratterebbe qualsiasi vincita milionaria con un insegnante preparato, scrupoloso, appassionato.

Questo lo squallore che puntualmente ogni anno si ripresenta nelle scuole italiane, non da ieri e nemmeno dall’altro ieri, da decenni. La situazione anzi pare essere peggiorata col tempo.

Gli uffici scolastici si arrabattano a fornire spiegazioni e giustificazioni, inaccettabili pezze per lo più, e lo stesso fa l’ufficio di Bari: «Vorremmo che tutti i docenti di sostegno fossero esperti. Man mano l’amministrazione centrale sta migliorando questo rapporto tra non specializzati e specializzati. Quest’anno sono entrati in Puglia 500 specializzati, certamente pochi ma stiamo migliorando».

Come volevasi dimostrare, ci si arrampica sui vetri sprovvisti di ventose, alla fine è solo questione di fortuna, finché dura.

Ad altri lascio spiegare perché i nostri connazionali più fragili, più deboli, debbano subire anche questo insulto, non bastasse quello che la sorte ha riservato loro, loro che in teoria avrebbero bisogno di avere vicino il professore più bravo, più preparato, più sensibile e più motivato, ma lo ribadisco, quando poi arriva il momento delle celebrazioni, della giornata mondiale dell’autismo, ad esempio, vorrei che si provasse a sottolineare questo schifo, anziché inondarci di zucchero filato, lacrime di circostanza e promesse fasulle e ignobili, che giocano con la tragedia delle famiglie, le quali, disperate e sfiduciate, talvolta decidono di fare da sé.

Ci dicono di leggi sull’autismo, sul dopo di noi, ci dicono di voucher a favore delle famiglie, ci dicono che l’attenzione e la consapevolezza stanno crescendo, non ci dicono però di questa vergogna che immancabilmente si ripete come una condanna. È lo specchio della fatiscente scuola italiana, immagino, della quale a nessuno pare importare granché: ma può una madre sentirsi costretta, anzi in dovere per rispetto nei confronti del figlio, a ritirare il figlio e doversi sobbarcare la sua educazione scolastica?

Può esistere una sconfitta più grande per un Paese civile?

2 pensieri su “17 PROF DI SOSTEGNO IN 10 ANNI: SE UNA MADRE DEVE RITIRARE IL FIGLIO AUTISTICO DA SCUOLA

  1. cristina dongiovanni dice:

    Caro Roncalli dovremmo fare dei corsi sul concetto di serietà, su quello del rispetto. E soprattutto dovremmo svecchiare le procedure, curare le competenze. La vergogna? La vergogna la sopportiamo sempre troppo bene. Conosco una ragazza che ha appena iniziato a lavorare nella scuola e per tre volte l’hanno destinata al sostegno di diversi ragazzi. Totalmente a caso, senza spiegarle nulla, lasciando lei in balia dell’inesperienza e soprattutto i ragazzi che hanno bisogno senza nessuna vera tutela. Quella ragazza è veramente disgustata dal sistema e vorrebbe manifestare tutte le sue inquietudini. Ma non può, deve adeguarsi, deve lavorare.

  2. Sara Mezzacasa dice:

    Rispetto assoluto per la scelta di questa famiglia.
    Giusto sarebbe trovare l’insegnante competente per affiancare il ragazzo. Da domani, da subito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *