MI SENTO KAMIKAZE: PROVO A FARE L’AVVOCATO DEI BARISTI

Il cliente ha sempre ragione, ma dovrebbe essere anche ragionevole, educato e corretto. Se vai a prendere un caffè al Florian di Venezia non puoi scandalizzarti se te lo fanno pagare 7 euro, sei in un luogo storico, in un autentico museo di una delle città più belle del mondo, con oltre trecento anni di storia, locale frequentato da Casanova e Carlo Goldoni, Vivaldi e Mozart, Parini e Ugo Foscolo, Göthe e Ernest Hemingway. Non vai a prendere un semplice caffè ma, come direbbero quelli bravi, finisci a vivere una esperienza immersiva. Con i costi di gestione che si possono effettivamente immaginare.

Il cliente ha sempre ragione, ma se chiede qualcosa di particolare deve attendersi anche che quel servizio si paghi, che i propri capricci hanno un costo. Presente la storia dell’ormai famoso toast di Gera Lario: i clienti chiedono un toast tagliato a metà e il bar emette loro 2 euro di sovrapprezzo per il taglio e il piattino in più. È troppo? È scandaloso? Per quanto mi riguarda no. Diciamo che potevano anche tagliarselo i suddetti clienti con le mani, e se proprio pretendevano un taglio adeguato, il servizio generalmente si paga, va al buon cuore del gestore omaggiarti di una carineria, non è obbligato a fartela. C’è chi soprassiede e chi no, ma il cliente dovrebbe sempre tenere presente che se tu pretendi, forse quel qualcosa di più ha un costo.

Da sempre penso che chi chiede un caffè lungo dovrebbe pagare più di chi lo prende normale (io a Milano zona Città Studi lo pago ancora un euro), così come quelli che spaccano gli zebedei con i loro caffè lungo macchiato caldo in tazza fredda con panna o schiumina alla bisogna. Fatelo pagare 1 euro e cinquanta e vedrete, cari baristi, che come d’incanto si berranno il caffè così com’è, senza tante balle. E chi lo richiederà con tutti i ghirigori del caso, pagherà pegno.

A Savona si sono superati. Magari è perchè sono liguri, ma si sono inventati il modo più semplice e provocatorio per far capire queste elementari regole del buon vivere comune. Noi – dice il barista di Savona – facciamo il caffè a 70 centesimi, ma solo ad una condizione: il cliente porta la tazzina, lo zucchero e il cucchiaino. È la trovata dei titolari della “Bottega del caffè” di Millesimo, quasi in risposta alle polemiche dopo i supplementi per i servizi aggiuntivi. «L’idea è nata da una battuta di mio papà in merito alla guerra che si sta scatenando nel mondo dei bar e della ristorazione – spiega al “Secolo XIX” on line Valentina Venturino, che insieme ai genitori Elio e Marina gestisce il locale di piazza Italia -. Da una chiacchierata in casa è venuto fuori qualcosa di più, un progetto per favorire il risparmio economico e il rispetto ambientale. Così abbiamo deciso di lanciare seriamente una nuova iniziativa per calmierare il costo del caffè».

Il cliente ha sempre ragione, ma anche i clienti dovrebbero ricordarsi sempre che ognuno ha le proprie: persino i baristi.

2 pensieri su “MI SENTO KAMIKAZE: PROVO A FARE L’AVVOCATO DEI BARISTI

  1. VANDA ANNA BAYSLAK dice:

    Sembra fuori luogo ma non lo è. Qualsiasi servizio in un luogo pubblico si paga, e come dice giustamente Pier Augusto, se non lo paghi è perché il gestore ti fa una cortesia. E cortesia per l’appunto non significa obbligo.

  2. Enrico dice:

    Mi può star bene il pagare 30 € due caffè al Florian, con contorno di panorama, storia e musica dal vivo. Più difficilmente accetto di pagare 60 € per due caffè e un pugno di cioccolatini, come accaduto a Porto Cervo.

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