LA NUOVA SANITA’ E’ PAGARE IL PRONTO SOCCORSO

“La sanità del futuro, oggi, per tutti”. È un motto così rassicurante che si fatica a non crederci. Si vuole crederci, perché di una buona sanità abbiamo bisogno tutti, arriva il momento per tutti e anche quando non tocca noi, quali altre urgenze può avere una comunità se non rendere sanità e istruzione disponibili ed efficienti per tutti, indistintamente?

Quindi l’inizio è promettente, nel proprio sito web il Gruppo San Donato si presenta così: sanità del futuro, oggi, per tutti.

Della sanità oggi in Italia, dell’efficienza, dell’attenzione per i malati abbiamo una percezione non esattamente conforme in realtà. La percezione e la pratica ci dicono che la sanità sta diventando maledettamente complicata e maledettamente sbilanciata verso la gestione privata. Uno sbilanciamento perverso, che da anni si fa strada in modo subdolo e inarrestabile, con i grandi gruppi privati che traggono sempre più vantaggi dal sostegno delle politiche sociali dei nostri governanti, che nulla fanno, e anzi promuovono, una presa in cura pubblica sempre più faticosa.

L’informatizzazione che dovrebbe snellire e agevolare il malato non funziona, vuoi perché di suo disumanizzante, vuoi perché alla immediatezza della richiesta quasi mai corrisponde altrettanta immediatezza nella risposta. A meno che si scelga la via privata, “oggi, per tutti”.

“Il Gruppo San Donato ha rivoluzionato il mondo della sanità mettendo il paziente al centro del suo ecosistema”, ci dice ancora il sito del Gruppo e cosa altro potesse e dovesse esserci al centro se non il paziente io lo ignoro.

La verità è che parlando di sanità, in generale, la sensazione è spesso quella di essere trasformati in numeri, piuttosto che nomi e persone. Senza fare dell’erba tutta un fascio e consapevole che esiste davvero nella medicina dei nostri tempi un pensiero che vuole il lato umano importante quanto la tecnica e la ricerca, a scadenza regolare, come la tortura della goccia, arrivano notizie che rendono ancora più difficile mostrare ottimismo.

A Zingonia, un non luogo in provincia di Bergamo, una località dove convergono propaggini di cinque comuni che avrebbe dovuto diventare decenni fa una cittadina a misura dei lavoratori, c’è un ospedale gestito proprio dal Gruppo San Donato. Come già accaduto a Milano e a Brescia, a dimostrazione dell’epidemia che subdola si propaga lentamente, cercando di non far rumore, anche a Zingonia è approdato il pronto soccorso a pagamento.

L’etichetta è invitante, “Ambulatorio ad accesso diretto”, ma la sostanza non lascia scampo e cosa sembra se non l’ennesimo tentativo di trasformare in redditizia la proverbiale inefficienza della medicina d’emergenza, la proverbiale attesa di ore e ore che tutti quanti ci siamo sciroppati prima o poi nella vita.

Non parliamo di gravità estrema ovviamente, ma uno arriva in ospedale con una ferita, un trauma, un mal di qualcosa e cosa può fare ora a Zingonia? Sborsare 149 euro all’istante e accedere all’ambulatorio per una visita immediata, altro che le infinite code che ben conosciamo. Semplice, no?

Semplice come la morale che se ne trae, chi vuole e soprattutto chi può scatta avanti a tutti gli altri e tutti gli altri aspettano, come evidentemente si ritiene giusto che sia per chi non può permettersi l’esborso o non vuole sottostare alla drastica risoluzione.

Così facile, così lineare, senza troppa convinzione e senza alcuna efficacia il Servizio Sanitario Nazionale prova a sveltire e semplificare le procedure, con estremo cinismo i gruppi privati accelerano le procedure nel modo più prevedibile: quello che apparentemente non è immediatamente disponibile, lo diventa se cacci la grana. Poco importa che si tratti di case per vacanze, posti a sedere al ristorante oppure una visita medica o un esame che ti può salvare la vita.

Il Gruppo San Donato è privato, diranno, e fa quel che vuole, anche se le strutture sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale. Certo, può fare quel che vuole, ma chiedo: questo bellissimo ecosistema, con il paziente al centro, siamo sicuri sia davvero la sanità del futuro, oggi, per tutti?

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