di LUCA SERAFINI – Il Manchester United è balzato in testa alla classifica della Premier League, anche se forse durerà solo qualche ora per via della grande elasticità degli inglesi nel rinviare e recuperare random le partite.
Il calendario è frammentato e confuso, ma il primo a sostenere questa politica della federazione british è – udite udite – Josè Mourinho: “In periodo di pandemia bisogna essere sempre capaci di adattarsi a rinvii e recuperi, fanno ormai parte della normalità. Se questo serve per proseguire e concludere regolarmente i campionati, significa che è una soluzione intelligente. Quello che conta è che ogni squadra sa di dover affrontare 2 volte gli avversari nella stagione, una in casa e una in trasferta. Quando, non è importante”.
Torniamo allo United. L’ultima volta che fu in testa, il leggendario manager Alex Ferguson lasciò il club dopo 27 anni (!) con il titolo di campione d’Inghilterra. Era il 2013 e da allora le vicende dei “reds” sono state altalenanti in campionato, dove non sono più stati competitivi, salvo vincere comunque 3 coppe nazionali e una Europa League nel 2017, proprio con Mourinho in panchina, dove ora siede Ole Gunnar Solskjaer, norvegese che da calciatore con quella maglia giocò 366 partite segnando 126 gol. La sua conduzione è stata molto criticata ultimamente, soprattutto da ex bandiere dello United come Neville e Gerrard in particolare: “Un tecnico che non trasmette emozioni, come la squadra”, il giudizio più tenero sull’allenatore protetto, difeso e sostenuto a oltranza proprio da Sir Alex Ferguson.
Commentando il primato momentaneo dopo l’ultima faticosa vittoria per 1-0 sul Burnley, Solskjaer ha detto: “Per una squadra giovane come la nostra, lockdown e pandemia offrono il vantaggio di far sì che i calciatori si concentrino soltanto sulla loro professione, sul calcio e sulle partite, senza altre distrazioni, e questo ha molto elevato il nostro rendimento. Pogba, per esempio, gioca dando l’idea di sapere che la posta in palio è importante”.
Dichiarazione sorprendente e veritiera, con la citazione dell’esempio più azzeccato: Pogba, guarda caso l’autore del gol decisivo nel successo sul Burnley. Proprio lui che, per la sua indolenza e discontinuità, è sempre sul mercato (da 2 anni almeno…, ma costa e guadagna troppo) e che ha risposto con uno spot pubblicitario – davvero molto originale – alle critiche di chi lo accusa di essere troppo attivo e presente sui social media.
Nello spot l’ex-juventino dice tronfio: “Voi non sarete mai come me, non indosserete mai questa maglia, non giocherete mai come me, non avrete mai quanti followers ho io e non ballerete mai come me”. La voce fuori campo di un ragazzo risponde: “Io non sarò mai come te perché non mi interessa, non indosserò mai quella maglia perché non mi interessa, non avrò mai i tuoi follower e il tuo talento perché non mi interessano. Io sarò io”. Conclude lo spot un sorridente Pogba: “Io sono io, tu sii sempre te stesso”.
Un bel puzzle di belle storie inglesi con protagonisti un portoghese, un norvegese e un francese. Brexin.