ANCORA E SEMPRE NELLE MANI DI MASTELLA

di GIORGIO GANDOLA – Bentornati nella prima repubblica. Luigi Di Maio indossava il pannolino quando Clemente Mastella da Ceppaloni entrava come sottosegretario, con il doppiopetto a righe, nel sesto governo Andreotti. E aveva otto anni quando l’altro, sentendosi “responsabile verso il Paese”, faceva la levatrice cattolica del primo governo Berlusconi, riservandosi il piacere di tenerlo sulla corda a giorni alterni.

Destra o sinistra? Le categorie della politica italiana sono sempre state troppo semplici (ma anche strette, ma anche volgari) per il gran visir irpino, che tenne a battesimo un governo D’Alema dopo essere stato eletto con i voti del centrodestra e fece cadere un governo Prodi dopo avere abbracciato l’Ulivo come l’albero della vita.

Ebbene, la famiglia Mastella si è messa a disposizione del governo Conte. E la maggioranza in cerca di maggioranza sembra decisa a imbarcarla per ottenere i voti decisivi a far scattare a vuoto la trappola di Renzi.

Erano gli Impresentabili, oggi li definiscono i Responsabili, come un tempo Scilipoti e Razzi. Abitano nella savana del gruppo misto, sono i canotti che ti fanno galleggiare, i salvagenti della Repubblica. Sono quelli fuori dal tempo fino al giorno prima e “risorse per la democrazia” il giorno dopo. Non chiamateli ruote di scorta perché si offendono.

Dopo una settimana di calcoli e ricalcoli, don Clemente e Sandra Lonardo (la moglie, senatrice) sono usciti allo scoperto: “I responsabili per far continuare il Conte 2 ci sono e sarebbero molti di più se ci fosse un’iniziativa seria sul piano politico che li possa tenere insieme”.

Poiché siamo tornati dentro la prima repubblica, dove ciò che si diceva non era mai ciò che si pensava, è meglio spiegare: i Mastella’s chiedono un partito nel quale poi avere ruoli e poltrone. E Conte ha immediatamente depositato nome (“Insieme”) e simbolo per farlo. A convincerlo è stato don Clemente in persona con una delle sue frasi più scespiriane: «Conte deve capirlo, i responsabili sono come l’amante. A un certo punto devi dare loro dignità, portarli allo scoperto, riconoscerne il valore. Altrimenti ti dicono addio e sul più bello non potrai contrare su di loro». Strepitoso. Al mercato del pesce non sono così raffinati.

Basteranno i Responsabili a salvare il Signor Pochette, quello che prometteva «un nuovo umanesimo italiano»? Risposta impossibile. Per ora le certezze sono due.

Prima: non saranno né Pd né Movimento 5Stelle a toglierlo eventualmente dai guai, ma l’antico democristiano che un giorno disse «quando sento odore di centro, che per me è piacevole come quello delle braciole, vado ad annusare più da vicino».

Seconda: i grillini entrati in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, si stanno accorgendo che dentro il Rio Mare c’è ancora la balena bianca.

Una crisi nelle mani dei Mastella nel 2021 è qualcosa che ti fa sentire giovane, che sa di figurine Panini, di almanacco di Frate Indovino, di Ritmo cabrio, di Fred Bongusto, di lasagne in spiaggia a Ponza. Ma una crisi nelle mani dei Mastella oggi è anche la pietra tombale del modernismo, dell’uno vale uno, del riformismo digitale, del cambio di passo (e chi ci ha mai creduto?). È dura dover dare ragione ad Alessandro Di Battista. Quando disse “stiamo diventando l’Udeur” fu spernacchiato dai suoi. Era solo un profeta.

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