MALATO ONCOLOGICO, NON FARE DOMANDE

La Direzione ha fatto subito rimuovere gli avvisi “folli” apparsi nella sala d’attesa dell’Oncologia del Policlinico dell’Università Federico II di Napoli. Nei giorni scorsi il giornalista Peppe Del Bello di “Repubblica” ha pubblicato le foto dei due avvisi, rivolti agli utenti dell’Oncologia, in cui nel primo era fatto divieto di chiedere quante persone fossero in fila in attesa di essere visitati. Il secondo precisava che l’orario di visita fissato alla prenotazione era solo indicativo e che non era lecito attendersi che fosse rispettato.

Ovviamente i due cartelli sono assolutamente stupidi ed irriguardosi ed è stato giusto rimuoverli. Tuttavia, evidenziano una disfunzione che è reale. Se qualche genio ha sentito la necessità di vietare di fare domande sulle file dei pazienti, evidentemente questo tipo di quesito deve essere stato posto molto spesso.

Va detto che, lavorando in ospedale, so bene come l’impossibilità a rispettare l’orario degli appuntamenti molto spesso è dovuta esclusivamente all’accavallarsi di esigenze cliniche del reparto in contemporanea alle visite ambulatoriali. Purtroppo, in alcuni reparti, tra cui quelli di Oncologia, il numero di pazienti e i carichi di lavoro sono molto elevati e gli operatori sanitari fanno il loro massimo (e, a volte, anche di più) per garantire la migliore assistenza possibile.

Il cartello stupido del Policlinico mostra che il Re è nudo. Alcuni reparti ospedalieri sono allo stremo. Se si pensa perfino di vietare il diritto di porre domande (presumo sia del tutto anticostituzionale, il paziente ha diritto di essere informato) siamo davvero alla frutta. Ma la disorganizzazione spesso non è responsabilità dei singoli operatori sanitari.

In ogni caso, se le condizioni di lavoro in questi ed in altri reparti ospedalieri sono davvero impegnative, non va mai dimenticato che il carico emotivo più forte lo subiscono gli ammalati e i loro familiari. Purtroppo, essere paziente oncologico in Italia tuttora comporta spesso un calvario tra visite mediche, indagini diagnostiche, controlli, terapie spesso invalidanti, tamponi e procedure burocratiche da rispettare. Anche la persona emotivamente più stabile rischia di non farcela. E, si badi bene, ciascun atto medico è assolutamente necessario e viene richiesto nell’interesse del paziente e non certo per una volontà sadica. Ma il risultato finale è davvero sconfortante. Sarebbe necessaria una riforma strutturale che veda diritti dei pazienti e degli operatori sanitari dalla stessa parte e non in contrapposizione.

Ma le notizie da Roma non lasciano molto spazio alla speranza, anzi….

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