SNATURATA LA MADRE, MA PEGGIO CHI NON SI E’ ACCORTO DI NULLA

Non amo i film dell’orrore. Non mi sono mai piaciuti perché li trovo inutilmente fastidiosi. Perché mai imprimere nella memoria immagini che poi mi tormenteranno nei giorni a seguire impedendomi di dormire?

Ma questa volta lo sgomento non sono riuscita ad evitarlo e purtroppo è tutto vero, non c’è nessuna pellicola di mezzo.

La vicenda di Diana, 18 mesi, morta di stenti perché lasciata a casa da sola, in un appartamento alle porte di Milano, per sei lunghi giorni senza mangiare e senza bere, da sua madre partita per una breve vacanza, va ben oltre l’inimmaginabile, persino cinematografico.

I dettagli che si ricavano dalle cronache fanno perdere l’equilibrio e la lucidità mentale a chi legge: pannolini pieni di vermi; un flacone di benzodiazepine vuoto per tre quarti, tanto da far immaginare che la bimba sia stata sedata (nessun vicino l’ha mai sentita piangere); le piaghe sul piccolo corpo lasciate dai pannolini nei lunghi fine settimana in cui Diana veniva lasciata a casa da sola. Perché non era la prima volta che sua madre, Alessia Pifferi di 36 anni, la abbandonava nell’appartamento dove vivevano senza il papà della piccola, del quale nulla è dato sapere.

Ma ancora non siamo al massimo dell’orrore. Più di ogni altra cosa colpisce la lucidità, che non può che sconfinare in follia, di una madre che senza versare una lacrima risponde all’interrogatorio in caserma spiegando per filo e per segno cosa ha fatto e dicendo di essere persino consapevole che le sue azioni potevano portare alla morte della figlia.

Ora, probabilmente soltanto uno psichiatra sarebbe titolato ad esprimersi su una vicenda del genere.

Io, da cronista che osserva quei pochi fatti noti, non posso fare altro che chiedermi perché una donna con una personalità del genere fosse sola.

Nei 18 mesi di vita della sua bambina, nata settimina e forse nemmeno desiderata, come mai nessuno si è accorto del disagio di questa persona? I medici dell’ospedale dove ha partorito, il pediatra della piccola, qualche collega di lavoro, quell’uomo che la Pifferi ha raggiunto nei sei giorni in cui ha lasciato Diana da sola. Nessuno che abbia colto una parola o un atteggiamento strano, inatteso, da fare scattare un campanello d’allarme. Nessuno.

Ma, ancor prima di tutte queste figure, possibile che Alessia non avesse nessun parente, una madre, lei per prima, per chiedere aiuto? Chissà, forse per decidere di farsi aiutare bisogna capire di averne bisogno; ma questa, come detto, è materia per specialisti del ramo, tocca a loro un eventuale giudizio.

Da semplice osservatrice posso solo notare che, in fondo, fra Diana, morta sola nel suo lettino, e un anziano morto solo sulla poltrona del suo appartamento, e magari ritrovato dopo mesi causa odore proveniente da dietro quella porta chiusa, non c’è molta differenza: chi regna sovrana è l’indifferenza della società in cui viviamo.

Una società che lascia sola Diana, sua madre e anche gli anziani.

 

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