MAGARI POTREMMO PURE DIRE UN GRAZIE A MORATTI

Massimo Moratti irrompe di nuovo nella scena. L’indimenticato presidente dell’Inter, il più longevo (nove anni in due tranche), il più vincente (il magico triplete, unica squadra italiana a conquistarla, nell’élite di solo sei in Europa), il più generoso in quanto ad acquisti, per questo alla fine anche il più indebitato, fair play non esistendo.

Il suo faccione sorridente e la sua parlata milanese ci sono familiari, il nome della sua famiglia è spesso presente non solo nelle vicende dell’imprenditoria italiana, ma anche nelle iniziative sociali. Il fratello Gian Marco è stato l’artefice e lo sponsor indispensabile della comunità di San Patrignano e lo stesso Massimo a stretto sostegno, tanto per dirne una.

Con la sua Massimo Moratti Sapa, che detiene circa un venti per cento della capogruppo Saras, ha devoluto l’anno scorso oltre tre milioni per la lotta al Covid ed è da sempre finanziatore di Emergency del suo amico Gino Strada. Adesso assistiamo al nobile gesto di devolvere il compenso da presidente della Saras ai lavoratori della sua raffineria a Sarroch, periferia di Cagliari, in cassa integrazione due giorni al mese. Parliamo di 1.5 milioni lordi, dividiamoli pure per due per arrivare al netto, dividiamoli pure per 1.378 dipendenti (esclusi rigorosamente i dirigenti), stiamo parlando comunque di una cifra media tra i 500 e 600 euro a testa.

Poco, tanto? Ognuno giudica con i propri parametri, certo la cosa non può passare inosservata. Mentre i sindacati ringraziano pubblicamente, leggiamoci la sua semplice comunicazione, manoscritta: “Vi ringrazio per i sacrifici che state facendo che, certamente, sono di grande aiuto per il superamento di un periodo difficile. Mi permetto, per questo, di mettere a disposizione il mio emolumento annuo che Vi consentirà di alleviare, almeno in parte, il peso della cassa integrazione. Un caro saluto. Massimo Moratti”.

Un appello: per quanto Moratti possa risultare simpatico o antipatico, soffochiamo per una volta il cinismo che è dentro di noi e che suggerirebbe gli inevitabili commenti. “Per uno ricco come lui cosa vuoi che siano 1.5 milioni?”, “Non sono soldi che tira fuori, semplicemente non li incassa”, ”Si vuole solo mettere in mostra e far parlare di sé” e via dicendo.

Evitiamo di farci intrappolare nel chiacchiericcio vizioso, becero e qualunquista, che ti impedisce di vedere la luna, ma solo il dito che la indica. Vale sempre una vecchia regola: tantissimi potrebbero fare certi gesti che secondo i cinici e i saccenti “non costano nulla”, ma guarda caso sono comunque pochissimi quelli che li fanno. Punto, a me può bastare.

Una parola deve prevalere su tutto, senza se e senza ma, sei lettere che dovremmo ricordarci di dire più frequentemente quando servono, anche queste a costo zero: grazie.

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