MA ESISTE UNO STATO PER IL RAVE DELLA MORTE?

di GHERARDO MAGRI –  Il triste detto “serve il morto” all’indomani di qualsiasi decisione drastica, molto in voga nell’Italietta che odiamo, non si applica evidentemente a Valentano, provincia di Viterbo. Ce ne sono già due di morti, ormai, e non si muove ancora foglia. Uno Stato così debole non si vedeva da un po’, è pornograficamente nudo davanti all’inguardabile rave party di ottomila sbarellati, metà italiani e metà stranieri. Dura da cinque giorni e il massimo che siamo riusciti a fare è presidiare gli ingressi, si può solo uscire da quel girone dantesco. Sai che roba, sai che paura.

Hanno occupato illegalmente i terreni e festeggiano in barba a tutto. C’è un sacco di precedenti, non è niente di così nuovo, intendiamoci, queste feste di sballo totale le abbiamo già viste. Ma è il momento in cui viviamo che lo fa diventare più intollerabile che mai. Parlo di Covid. Abbiamo protestato vibratamente e giustamente (almeno noi da queste colonne) sullo scellerato show in pullman dei freschi campioni europei in giro per Roma, critichiamo con forza gli assembramenti dei no-vax, ci indigniamo per il recente concerto del rapper sardo Salmo che ha attirato una folla di ragazzi, ma proprio non troviamo le parole giuste per l’oscenità di ciò che sta accadendo sul lago di Mezzano.

C’è l’Italia orgogliosa del generale Figliuolo che propaganda (pure troppo) il progresso della campagna vaccinale, c’è l’operoso e discreto lavoro dei sanitari in prima linea che non mollano mai, c’è la stragrande maggioranza di cittadini che rispetta le regole, di contro assistiamo alla totale assenza di un ministero dell’Interno che, con il suo fragoroso silenzio, sembra voltare la testa dall’altra parte. Non registriamo nessuna concreta iniziativa della dottoressa Lamorgese, che so, magari un veloce sopralluogo? Ascoltiamo, invece, i suoi discorsi ampollosi e intrisi di politica, che rimandano spesso a ripicche interne e quasi mai contengono linee chiare e delineate. Siamo in democrazia, ma abbiamo le forze dell’ordine che avrebbero il dovere di far rispettare le regole. A tutti, persino alle povere gioie dei rave party che devono pur sfogarsi. Pubblichiamo decreti e restrizioni, ma non controlliamo. E’ come se avessimo pudore di usare il diritto di applicare metodi fermi e decisi, quando necessari. Abbiamo tutti la sgradevole sensazione che siamo più inflessibili nello scatenare la polizia locale per fare multe nelle soste vietate o beccare poveri pensionati senza mascherina, piuttosto che intervenire con decisione sui veri soprusi sfacciatemente orditi contro lo Stato e il vivere civile.

Super Mario Draghi sta sottovalutando i fatti di Valentano e sembra non intercettare il forte mal di pancia della gente comune, che vorrebbe avere legittimi contrappassi. Io sono disposto a comportarmi secondo le regole, ma lo Stato deve fare altrettanto: altrimenti le regole non stanno più in piedi. E con esse il bene collettivo. Non bisogna neppure lavorare molto di fantasia, stavolta: sgombero immediato e definitivo di questa sgangherata danza della morte.

 

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