MA DAVVERO DOVREMMO CREDERE A QUESTO PALLONE D’ORO DEL GIAPPONE

Cribbio, anzi Crippa. Allora se anche il vicedirettore de “Il Foglio”, appunto Crippa Maurizio, ha messo giù parole e pensieri per affrontare il Pallone d’oro, significa che qualcosa di serio è avvenuto.

In verità nulla di serio, perché la manifestazione sta al calcio come il festival di Sanremo alla musica internazionale. Mi spiego: molta attesa del Lewandoski, forse per Jorginho, forse per Cristiano. Manno’, non avete capito nulla dei francesi, avrebbe vinto l’ultimo gigolò di Parigi, Lionel Messi vestito di Paris Saint Germain e soprattutto di Qatar.

Dunque, i furbetti di “France Football”, un po’ come i giurati di “Ballando con le stelle”, hanno finto di assegnare il premio al migliore di tutti, ma hanno fatto due conti con i padroni del vapore, anzi del pallone, tra un anno oggi saremo, saranno tutti in Qatar per il Mondiale, Messi ci sarà di sicuro, ma gli altri tre di cui sopra non è detto, anzi. Cristiano e Jorginho ad esempio, o uno o l’altro, senza soluzione, perché questo ha detto il sorteggio. E Lewandoski idem come sopra, rischia di non poter ripetere i suoi gol secchi e decisivi.

La misera verità: il Pallone d’oro è un evento di sponsor e marchettari, spettacolo di gran lusso ma il calcio del campo è roba diversa. Nella storia il premio andava davvero al migliore che da questo veniva illuminato, poi è stato tutto ribaltato, è il calciatore a rendere celebre il premio, perché altri mille analoghi esistono, in ogni dove, senza i riflettori e i titoli che tivvù e giornali gli dedicano.

Ha vinto Messi, il settimo pallone e ormai nessuno potrà batterlo, a meno che gli Haaland o i Mbappé non infilino il filotto di Lionel e di Cristiano. Non dipenderà da loro, però, ma da chi inietterà i denari, arabi, russi, americani, non fatevi illusioni, Cribbio, anzi Crippa.

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