MA CON CHE FACCIA STRONCHIAMO MESSI E IL PSG

di TONY DAMASCELLI – Abbiamo la faccia come quella roba lì e ci prendiamo il lusso di scherzare sul fair play finanziario del football. Abbiamo le casse vuote, siamo carichi di debiti e facciamo le pulci a chi invece è gonfio di soldi e garantisce gli stipendi.

Quarant’anni fa il calcio italiano spaccò il mercato mondiale con valutazioni spropositate che inorridirono gli altri Paesi, i migliori calciatori sognavano di venire a giocare nella nostra serie A, non soltanto per la bellezza delle città e il cibo, ma per i salari che nessun altro club europeo, fatta eccezione per Barcellona e Real Madrid, sapevano e volevano garantire.

Quel Titanic è affondato, l’epilogo dell’epoca gloriosa di Berlusconi e di Moratti è stato il segnale di una svolta che nessuno ha compreso. Gli esempi malsani di Cragnotti e Tanzi hanno aggiunto aria acida, la scomparsa di altre realtà, l’ultima il Chievo Verona, non ha insegnato nulla. Anzi, si è proseguito a ballare, grazie alla complicità delle istituzioni, Federazione e Lega, che hanno protetto operazioni opache e che hanno permesso ad alcuni presidenti di saltare i regolamenti, di aggirarli, senza alcun rispetto degli avversari o concorrenti.

Abbiamo il club campione d’Italia che per un anno è stato insolvente con i propri dipendenti, abbiamo il club dei nove scudetti consecutivi che si è concesso due colossali aumenti di capitale, non prima delle pesanti operazioni di mercato (vedi Ronaldo), ma successive alle stesse, trovandosi ancora in difficoltà come mai era successo nella sua storia. Abbiamo presidenti che in altre leghe sarebbero già stati espulsi per la loro gestione e per il loro comportamento in pubblico, come è accaduto con Cellino in Inghilterra.

E’ la nostra Terrazza Sentimento che pensa di farla sempre franca e parla e scrive di calcio mercato, ma ormai solo con i pagherò, le cambiali, i prestiti, i finanziamenti.

Messi ha lasciato il Barcellona perché non era più mes que un club, ma una società carica di debiti, con le mani legate. Come tutti i professionisti ha scelto chi in questo momento rappresenta il meglio, chi bene o male i conti li paga, a Parigi. Alla faccia dei moralismi di tanti nostri commentatori di fede, che vorrebbero indignarsi e indignare, seduti sulle macerie di un mondo sfasciato.

A Milano qualche bella gioia si era incantata dinanzi all’immagine di Messi proiettata sulla facciata del Duomo: una furbata dei cinesi, ma in realtà una stupidata di chi non conosce la realtà finanziaria del nostro football.

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