MA CHE NE SA DI NAPOLI QUESTA FRANCESE DEL “FIGARO”

In città e non solo sta facendo discutere un articolo di Valèrie Segond comparso su “Le Figaro”, a dir poco critico nei confronti di Napoli, definita finanche capitale da terzo mondo.

In tal modo, la giornalista ha mostrato di conoscere poco la storia. Con tutto il rispetto per l’Africa, continente peraltro bellissimo, Napoli è città profondamente europea. Lo è per lingua, architettura, cultura, musica, gastronomia. Finanche il problema delle casse comunali esangui è oggi questione tipicamente europea, che affligge quasi tutte le capitali e le maggiori aree metropolitane del continente, rimandando al complesso rapporto della gestione dei fondi tra potere centrale e amministrazioni locali. Certo, il populismo al governo fa danni, ma questo avviene a Napoli esattamente come in tutte le altre latitudini.

E’ ovvio che Napoli ha anche una moltitudine di problemi che peraltro subiscono innanzitutto i napoletani e coloro che vi vivono tutti i giorni. Ma quello che sfugge a chi usa gli stereotipi è la straordinaria identità di Napoli, che la rendono unica al mondo. Ad esempio, ormai ovunque tutte le maggiori città del mondo tendono a rassomigliarsi con le vie principali dedicate allo shopping del lusso e con le stesse vetrine di marchi griffati. Solo a Napoli il centro storico non è stato espropriato e sopravvive da secoli lo stesso tipo di commistione civile e commerciale tra ceti sociali diversi. E’ questa identità forte che la rende così affascinante agli occhi di qualsiasi attento visitatore.

La verità è che Napoli ha almeno 3000 anni di storia. E’ molto più antica, ad esempio, di Parigi. Non si è estesa solo allargandosi nello spazio lungo le rive del mare, ma è cresciuta in profondità, in un gioco unico di sovrapposizioni. E la sua stratificazione resiste nel tempo, rendendola unica. Il detto: “Vedi Napoli e poi muori” contiene a suo modo una verità: è Napoli a cambiarti, molto più di quanto si possa cambiare dall’esterno la sua millenaria essenza.

Erri De Luca fa notare che nella lingua napoletana esiste il verbo più breve del mondo, formato da una sola lettera: i (andare). La concisione è associata all’urgenza del comando. Ad esempio, rivolto a una certa giornalista francese: “Segond, te ne ì!”. Te ne devi andare. Visto che ci capisci poco.

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