LA DISGUSTOSA SOLITA MINESTRA DELLE NOMINE RAI

O tu o io, disse il cavolo alla capra. O entrambi, dai, replicò la capra. Il dilemma una soluzione ce l’ha e Giuseppe Conte pare saperlo.

Tempo di nuove nomine in RAI, tempo di nuovi direttori e, come da tradizione, l’ultima parola spetta ai partiti. L’ultima e la prima, beninteso, i tre canali vanno spartiti come si conviene e come conviene. Salvo fare i sepolcri imbiancati in campagna elettorale dicendo che i partiti, proprio loro, devono starsene alla larga dalla Rai, una volta per tutte, così da fare spazio alla meritocrazia pura e semplice.

Giuseppe Conte s’indigna e come non capirlo, la spartizione segue criteri paleopolitici e affetta la torta come fosse il Parlamento. Rai uno di qui, Rai tre di là, Rai due qui e là.

Mandare a quel paese i partiti e affidare la RAI a qualcuno di bravo e meritevole a prescindere? Mozione bocciata, non è all’ordine del giorno e mai lo sarà, abbiamo la sensazione.

Però questo è il cavolo, rimane la capra. Il candido, si fa per dire, Giuseppe Conte s’indigna per gli aviti malcostumi, salvo poi lamentarsi perché il suo partito non è stato preso in considerazione nella spartizione, pur essendo il primo partito per maggioranza relativa.

Che buon tempo i nostri politici, non perdono mai. Stan di qui, oppure di là, ma han ragioni da far valere dall’una e dall’altra parte, oliatissime banderuole pronte a sostenere il vento che fa salpare il vascello.

L’ingenuo, candido cittadino, stanco a fine giornata pure, ma nonostante tutto zelante nel chiedersi se non gli sfugga qualcosa, non si capacita: Conte, sei contro la lottizzazione o sei incavolato nero perché non ti hanno preso in considerazione tra i papabili per le nomine?

A me pare tu sia il contadino che vuole salvare la capra e pure il cavolo. Solo che il contadino io lo capisco, il contadino, se vuol sopravvivere, deve per forza salvare capra e cavoli, ma tu, lautamente remunerato rappresentante del popolo italiano e in qualche modo dal medesimo eletto, vuoi farmi capire se stai di qui o se stai di là?

Perché, lo sappia il signor Conte, per qualche decimo di secondo ci siamo illusi: sta a vedere che qualcuno finalmente fa le barricate per un principio universale, in opposizione al nauseabondo solito Cencelli.

Invece no. Cioè un po’ sì e un po’ no. Per dire che bastava una nomina dalla parte giusta, la sua, e tutto finiva a tarallucci e vino.

Così diversi, così uguali, zuppa e pan bagnato.

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