MA BASTA CON LA RIDICOLA RECITA DELL’ANSIA PER L’ESAME DI MATURITA’

Il grande teatro ha alzato il sipario anche stavolta, puntuale e immutabile. La maturità, la notte prima degli esami, l’ansia e gli incubi, il primo grande ostacolo da affrontare per i nostri ragazzi che diventano uomini.

Ecco, è proprio a loro che però noi adulti dovremmo rivolgerci con il massimo della sincerità, proponendo un modello di verità e di franchezza, senza i soliti filtri delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. In questo caso, parlando dell’esame di maturità, ora esame di Stato, io vorrei dire soltanto questo: basta, per favore basta con la fiction dell’angoscia e della paura, finiamola una volta per tutte di recitare l’immane psicosi da maturità. Andava bene una volta, era inevitabile e comprensibile, ma adesso non ha più ragione d’essere, adesso è solo una patetica e ridicola messinscena nazionale, un trito e frustro rituale da commedia parrocchiale. Chiedo, senza sarcasmo e senza secondi fini: ma paura di che, paura di chi, paura di cosa?

Sì, sarebbe davvero ora di chiamare le cose con il loro nome e di dire apertamente le cose come stanno: questa maturità dell’era moderna può scatenare qualunque sentimento, ognuno scelga il suo, ma di sicuro non la paura e tanto meno l’ansia. Per un fatto semplicissimo ed elementare: tutti sappiamo che nessuno sarà bocciato, tutti sappiamo che nessuno resterà indietro (i primi a saperlo sono i professori, che non devono azzardarsi). E allora, di cosa stiamo parlando?

Gli zelanti intervistatori dei Tg si piazzano fuori dalle scuole a cogliere i fremiti e i tremori dei ragazzi, come cinquanta, quaranta, trent’anni fa, senza però percepire una sostanziale differenza: allora davvero tremavamo come foglie, perchè davvero potevamo subire la suprema umiliazione della bocciatura alla maturità (e poi chi li sentiva i genitori, a casa), adesso la tremarella è solo rituale, vuota, recitata. L’essenziale della storia è che ormai non c’è proprio più niente da tremare perchè non c’è proprio più niente di cui aver paura.

Lo dico senza alcuna pretesa di giudicare, perchè i cambiamenti li abbiamo fortemente voluti noi, stravolgendo e svuotando l’esame fatale. Mi limito alla constatazione serena: parliamo dell’esame di maturità, con tutto il cerimoniale connesso, come se fosse sempre quello, mentre in realtà non ha più niente a che vedere con il passato. Personalmente, devo tra l’altro confessare un mio particolare legame affettivo con l’esame di maturità: primo, ovviamente, perchè come tutti l’ho affrontato a tempo debito, e come tanti miei coetanei ancora mi capita di sognarlo, con tanto di domanda carogna alla quale non so rispondere perchè proprio quel capitolo non l’ho ripassato e difatti disfo il letto agitandomi e sudando come una bestia, ma in secondo luogo perchè nel 2019 un mio articolo (su Bartali eroico salvatore di ebrei sotto il nazifascismo) fu scelto come traccia dell’esame. Considero romanticamente quell’onore come una delle soddisfazioni più belle e più care della mia miserabile storia, ma so anche di non doverla fare tanto lunga perchè alla gente non può importare di meno e dunque torno al punto: sempre viva l’esame di maturità, speriamo che il processo di smantellamento finalmente si fermi, magari per un graduale ritorno a qualcosa di serio, a una prima, vera, attendibile prova di crescita del giovane essere umano, ma nell’attesa finiamola qui con le recite.

Se ci piace scimmiottare all’infinito i sentimenti e le emozioni di una volta, liberissimi. Però mettiamoci in testa che non è nulla di sentito e di sincero. E’ una fiction, l’ennesima fiction di questa vita virtuale e mascherata. La paura e l’ansia non hanno più alcuna ragione d’essere: il finale della storia è noto prima ancora di cominciare, tutti promossi, tutti felici e contenti. E già che ci sono voglio dirla tutta: se davvero qualcuno di questi ragazzi avverte terrore per un esame così, in cui l’unica certezza è che nessuno può fallirlo, mi sembra proprio questa la peggiore prova di grave e inguaribile immaturità. Da bocciatura, se esistesse.

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