In verità le avvisaglie già c’erano state, a quei vigliacchi non andavi proprio giù. Non vale la pena indagare il motivo, non c’è ragione che meriti rispetto per tale atrocità, avevano cominciato a umiliarti e a pestarti da tempo, i capitani coraggiosi. Poi, di notte, vicino al posto dove chiedevi abitualmente l’elemosina, la soluzione finale, perché secondo loro era giunta l’ora dell’epurazione.
Che misero destino il tuo, Frederick, avevi persino preso la licenza di terza media, speravi davvero che potesse andare un po’ meglio di così. E invece sei finito ammazzato da quei vigliacchi infami e riverso sul tuo sangue chissà se avrai pensato negli ultimi istanti al deserto, al mare, al barcone stracolmo, e poi a quegli assassini ben più miseri del tuo destino. Nemmeno sono riusciti a finirti, quegli incapaci, hai dovuto patire ancora pene dell’inferno all’ospedale, per le emorragie interne, prima di andartene, finalmente libero vorrei dirti.
Inutile ogni analisi, per quel che mi riguarda, non voglio sapere se si tratti di bullismo, razzismo, noia, di degrado sociale, di una o di tutte queste cose messe assieme, a seconda di chi la spiega e la racconta. Inutile ogni analisi e ogni tentativo, mi pare anzi offensivo, non m’importa nulla e nemmeno a te, forse, non posso saperlo.
Sono solo sedicenni sembra, una possibilità di riabilitazione c’è sempre, capiranno di avere sbagliato – ci spiegheranno – e sarà giusto così, forse, ma ora prevale la rabbia. Quel che ora io auguro a loro non è il carcere a vita e nemmeno il carcere, auguro a loro il percorso a rovescio di Frederick e il resto della loro vita da barboni nel suo Paese, il Ghana. Da barboni vigliacchi, e sia quel che sia.
Poi domani ci sveglieremo più clementi, può essere, ma oggi il sentimento è questo.