IL BANCOMAT A DUE VELOCITA’ DI MUSUMECI

Parliamo di vento sostenuto, di banderuole e prendiamo come esempio Nello Musumeci, ma solo come esempio, non ne abbia a male. Non si può dire che lui sia camaleonte, che mimetico si celi e poi si manifesti tra le commissioni, i ministeri e i governatorati, non si può dire, ma il sospetto è lecito.

L’ultima transizione, non la prima e certamente non l’ultima, sebbene le profezie non siano il mio forte, è quella che più intriga. Nello stava sullo scranno più alto della regione Sicilia e stentoreo dichiarava devozione assoluta alla sua terra, lasciando intendere che mostrare lancia e scudo per un paese, un comune, una regione non fosse un ripiego ma anzi un orgoglio. De Luca è inarrivabile, ma l’area semantica era quella.

Diceva, infatti: “Non accetto compromessi: non svendo la mia terra e il mio popolo per un posto al Parlamento nazionale. Sono fatto di un’altra pasta”. E infatti, non appena le circostanze elettive lo hanno consentito, le affinità chissà, ce lo ritroviamo a Roma, tronfio e devoto, come ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare. E la Sicilia, che mai e poi mai avrebbe svenduto per un posto in Parlamento, vada pure alla deriva. E che c’ho scritto Jo Condor?

La Sicilia e pure tutte le altre regioni, calamità o non calamità. Ora Nello sta a Roma, che vogliono questi sindaci? Capirai, dovessimo ascoltare tutti, servirebbe uno sportello bancomat di Stato. E infatti, di nuovo, alle imploranti richieste che provengono dalla devastata Romagna, replica così: “Questo governo non è un bancomat”. Pare di scorgerlo lassù, petto in fuori, altero e altezzoso. E poi, sul chimerico commissario per la ricostruzione: “Il tema non è all’ordine del giorno”.

D’accordo, oggi no, ma domani, entro la settimana, al più entro il mese si può sapere chi sarà questo benedetto commissario? No, non si può, siamo alle solite: dopo le lacrime, il cordoglio, le promesse, quando i riflettori cominciano a spegnersi, tocca arrangiarsi e farsene una ragione. Qualcosa arriverà, qualcuno arriverà, ma facciamo per conto nostro che è meglio.

Nello intanto ha dimenticato la terra sua, la terra in genere, ora sta a Roma, finché dura. Poi tornerà, garantito, e nel tornare arringherà Roma che si dimentica delle regioni, dei territori, del Sud in particolare.

Lo stesso Sud e la stessa regione che aumenta lo stipendio dei parlamentari della Regione di quasi mille euro al mese perché la vita è cara, perché l’inflazione non la freni, perché così va il mondo.

Ma lui che ne sa, che colpa ne ha, lui già stava a Roma. Anzi, se ci fosse stato lui, anzi, quando tornerà lui…

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