L’UOMO SI ADATTA A TUTTO, ANCHE AL PEGGIO

Un mio prezioso insegnante, Paolo Menghi, diceva che il principale vantaggio evolutivo dell’uomo risiede nella sua flessibilità adattiva. Tuttavia, questo stesso fattore ne rappresenterebbe anche il limite maggiore. Secondo Menghi, se ricordo bene il suo insegnamento, l’evoluzione dell’uomo, l’animale che ha dominato il pianeta senza esserne certamente il più forte sul piano fisico, sarebbe dipesa proprio dalla capacità umana di adattarsi ad ambienti molto diversi, dal punto di vista climatico, ma anche delle risorse e opportunità. Abbiamo superato rivoluzioni geologiche, con una straordinaria capacità di adattamento e, contrariamente ad altre specie, non necessitiamo di un habitat troppo specifico. Ma questo comporta pure che l’uomo riesce a sopravvivere anche vivendo ad esempio tra l’immondizia, in situazioni di cattività che appunto ci incattiviscono. Siamo condizionati dal contesto in cui viviamo, a cui ci adattiamo, ma che, in un gioco bidirezionale, a sua volta ci modifica. Ci adattiamo a rifiuti di ogni genere. E il discorso ovviamente non vale solo per gli aspetti materiali, ma anche per quelli psicologici e spirituali. Noi non ci nutriamo solo di aria e cibo, ma anche di parole e di relazioni, indispensabili per vivere.

Con una metafora, si può dire che siamo fatti per il Paradiso, ma ci adattiamo all’inferno.

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