SE SENTE LA MARCUZZI, L’ORSO SI ABBATTE DA SOLO

L’orso, ancora l’orso. Ci appassionassimo con lo stesso fervore per la sanità pubblica e per la scuola saremmo un Paese straordinario. Non lo siamo.

Voglio dire, io non ho mai letto dichiarazioni su scuola e sanità da parte di Alessia Marcuzzi, ad esempio. Sull’orso sì. Sull’orso l’ormai attempata conduttrice, o quel che è, invece rilascia dichiarazioni e posta filmati, con la pretesa della disamina tecnica. Dall’alto del suo magistero ci comunica che con una gestione diversa Andrea Papi sarebbe ancora vivo e grazie al piffero.

Premesso che attempata posso dirlo a norma di vocabolario, onde evitare le ire dei più sensibili e corretti, la signora pubblica un video girato nel parco di Yellowstone nel quale si vede mamma orsa con i piccoli attraversare la strada e tutto il mondo intorno che si ferma a osservare l’indubbia meraviglia. A seguire le considerazioni e il parallelo con la tragedia trentina, che nulla hanno a che spartire tra loro evidentemente, se non il plantigrado, d’accordo, e la irrefrenabile frenesia da parte di tutti di raccontare la propria su una questione di cui per lo più non capiamo granché.

Scrive, la teriologa Marcuzzi, «con questo post non voglio far passare la morte di Andrea Papi in secondo piano e non possiamo paragonare il parco naturale di Yellowstone con i boschi limitrofi ai paesi del Trentino (classica premessa per mettersi al riparo, ndr), ma voglio far capire che con una buona gestione e spiegazione di come poter convivere con questi animali (che ricordiamoci sono i proprietari del bosco più di noi!) forse si poteva evitare quella tragedia». Chiaro, bastava interpellarla subito, anzi prima, e a quest’ora staremmo seduti sulla panca a banchettare e brindare con mamma orsa.

Io spero che l’orsa trentina non venga abbattuta, punto, e mi fermerei qui, perché francamente su questa storia si sono pronunciati tutti, proprio tutti, e in stragrande maggioranza quelli che non ci capiscono un tubo. Mi limito a dire che uomo e orso non convivono, da sempre, quindi intuisco che qualcosa non quadra.

Sul tema delle dichiarazioni improprie, la parole più sensate che abbia letto mi paiono quelle di Mauro Fattor, docente al Master Fauna e Human Dimension dell’Università dell’Insubria, membro dell’associazione teriologica italiana, collaboratore di National Geographic Italia e giornalista professionista dal 1990, pubblicate su “Il Dolomiti”.

Fattor parla di <<sagra dei tuttologi a gettone, che si dividono in tre categorie. Parafrasando Jannacci: quelli che “io ho visto gli orsi in Alaska dunque io so, oh yeh”; quelli che “io vivo in montagna dunque vi spiego, oh yeh” e poi ci sono i casi umani>>.

Dove piazzare la Marcuzzi non è nemmeno facile. Con i primi potrebbe essere, al fianco di Licia Colò, Selvaggia Lucarelli, Beppe Severgnini, Aldo Cazzullo, Ornella Muti, Alessandro Gassmann, nomi che suggerisce Fattor stesso. Con i secondi non direi, Fattor ci mette Messner, Cognetti, Corona, gente di montagna e quindi esperti d’ufficio, almeno per la televisione e la stampa.

Di nuovo Fattor: “Sui primi, in fondo, non occorre spendere molte parole. Si scende surfando sul piano inclinato della notorietà unita all’incompetenza più assoluta e, va da sé, i risultati non possono che essere conseguenti. I secondi invece sono decisamente più perniciosi, per via di quella certa allure di intellettuali “montanari”. Sono i cantori di una montagna perennemente sulla difensiva, marginale, incompresa e abbandonata a se stessa e del montanaro come baluardo. Dietro c’è l’idea di una guerra non dichiarata tra montagna e città, tra urbano e rurale. C’è l’idea della trincea e dell’eroismo di chi resiste”.

Mi fermo, io, ma continua Fattor, che invito a leggere per intero.

Ognuno è poi libero di dire la sua e di esprimere opinioni, come sempre e giustamente. Anche la Marcuzzi, perfino la Marcuzzi, la quale vede mamma orsa allo Yellowstone e a tutti costi vuole farci sapere che in realtà appartiene al terzo gruppo, quello dei casi umani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *