L’INFLUENCER CHE SBARELLA TRA BALI E BARI

E’ sempre buono e giusto gettare uno sguardo a quel che succede nella Rete, anche se spesso si ha l’impressione del contrario. Io, per esempio, dalla Rete ho recentemente appreso dell’esistenza di un influencer italiano di nome Marco Togni. Colpa mia grandissima, visto che questo signore influenza – come dichiara sul suo stesso sito – qualcosa come due milioni di persone. In fatto di Togni, pensate che ero rimasto al circo di Darix, alla guida acrobatica di Holer e alla “Luna” di Gianni e credevo così di aver esaurito la pratica. Niente affatto, il giovane Marco ha ora preso la leadership dei Togni con una precisa missione. Cito dal suo sito personale: “Da anni sono punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, studio o lavoro”.

Leggendo questo, mi sono sentito davvero minuscolo. Non che importi a nessuno, ma io amo il Giappone e l’ho visitato un bel po’ di volte. In tutte queste occasioni ci sono andato per i fatti miei, pensate che stupido, senza mai considerare di sfruttare il “punto di riferimento” che Marco rappresenta “da anni” per gli italiani. Potete immaginare: sperduto per il Giappone senza la solida guida di un italiano da due milioni di follower. E’ un miracolo che sia potuto tornare vivo.

Ecco, sul punto dell’andare e tornare dal Giappone si potrebbe fare una considerazione. Ogni viaggio che ho compiuto verso l’Oriente e ogni tragitto in direzione opposta per tornare a casa, mi ha visto arrivare alla destinazione prescelta. Vale a dire: diretto in Giappone sono arrivato in Giappone e diretto in Italia sono sbarcato in Italia. E ho fatto tutto da solo, giuro. Mai una volta che sia atterrato, chessò, a Toronto.

Non altrettanto può dire purtroppo Marco Togni, che appena qualche giorno fa ha pubblicato in Rete un rabbioso sfogo dovuto a un buffo incidente di viaggio. Dovendosi recare a Trani per un festival, si è presentato in aeroporto a Tokyo credendo di trovare pronta una combinazione di voli per Bari. E invece ha scoperto che l’istruzione passata al “concierge” della carta di credito ha prodotto per lui un biglietto per Bali, in Indonesia. Un pasticcio tra la “l” e la “r”, ostacolo di pronuncia ben noto in Oriente, ha combinato il guaio. A spiegazione del qui pro quo possiamo aggiungere che, probabilmente, in Giappone c’è più familiarità con Bali che con Bari, un limite, questo, che gli orientali si ostinano a non voler superare.

Equivoco buffo, ma è comprensibile che Marco non l’abbia presa bene. Tutti noi sappiamo quanto siano irritanti gli incidenti di viaggio, quanto mettano a dura prova i nostri nervi già alle prese con orari, coincidenze, imbarchi, dogane e recupero dei bagagli. Lui però porta l’incazzatura a un livello superiore: “Questi giapponesi hanno confuso la r con la l e vogliono mandarmi a Bali a prendere il sole” ringhia nel video. E, come se si aspettasse una medaglia, precisa: “Me ne sono accorto perché il volo prevedeva uno scalo a Giacarta: ma se devo andare a Bari cosa c’entra Giacarta? Mi sono rifiutato di salire sull’aereo”. Tanta furia nervosa suscita un sospetto: forse Marco avrebbe avuto bisogno di una vacanza nella pacifica Bali piuttosto che di una trasferta lavorativa a Tlani, pardon, a Trani.

L’intensità della reazione ha perfino indotto in molti il dubbio che si tratti di una sceneggiata: una trovata per ottenere attenzione e far salire i contatti sui profili social. Può essere: sappiamo bene che, fotografato l’ultimo piatto di carbonara, nella realtà reale non c’è rimasto più nulla da trasferire in quella virtuale e sarà dunque il caso di incominciare a metterci anche l’irreale, l’inventato di sana pianta.

Nel caso però fosse tutto vero, la speranza è che in Marco la rabbia sia presto sbollita. D’altra parte ha molto di cui essere fiero. Come dichiara nella sua biografia online, un testo in cui si trova di tutto, fatta eccezione per la modestia, Togni afferma tra l’altro di aiutare ogni anno “decine di migliaia di italiani a viaggiare in Giappone”, un Paese che definisce “veramente stupendo”. Almeno fino a quando non ci si mettono “questi giapponesi”, come sibila furibondo nel video, a mandarlo fuori rotta.

O forse è proprio tutta questa fierezza, per certi aspetti giustificata, ad averlo portato a sbarellare. L’influencer è infatti abituato a influenzare, non a essere influenzato da incidenti, incomprensioni, equivoci. Che il mondo gli abbia opposto un ostacolo irragionevole deve essergli apparso inaccettabile e lui, con quella che ora può ben essere considerata una metafora, si “è rifiutato di salire”. Peccato, avrebbe imparato una lezione dalla influencer più antica: la vita. E cioè che, ogni tanto, precedendo a testa alta due milioni di follower, è inevitabile pestare una melda.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *