L’ODISSEA DI ENNIO, CON LA CASA OCCUPATA DAI ROM: HAI VOGLIA DI SCACCIARE I PREGIUDIZI

“Situazione kafkiana: io sul pianerottolo, lei dentro casa”. Sono le parole di Ennio DI Lalla, ottantaseienne ex dirigente dell’Acea, che rievoca la scena nella quale si è ritrovato a recitare la più surreale delle parti.

Ennio vive a Roma, in via Pasquale Del Giudice, nello stesso appartamento da 68 anni. La sera del 13 ottobre è fuori casa, dorme da un fratello, e la sera del 13 ottobre qualcuno pensa di mettere in pratica un vecchio detto canzonatorio e irriverente: chi va via, perde il posto all’osteria.

L’osteria in questo caso è il luogo dove vive: avvertito dall’amministratore che i vicini hanno udito strani rumori provenire dal suo appartamento, Ennio scopre che casa sua non è più casa sua.

Una donna dall’accento straniero si affaccia alla finestra quando Ennio e i carabinieri suonano il campanello, la serratura è stata cambiata in men che non si dica. Parte la trafila immaginabile, denuncia, ordinanza di sfratto e fortuna vuole che la faccenda si risolva in poche settimane, non proprio la regola in questi casi, casi tutt’altro che unici e rari nemmeno.

Tra poche ore Ennio potrà tornare a vivere nella casa della sua vita, posso solo provare a immaginare con quale apprensione. Fugacemente è entrato, ha dato un’occhiata, un porcile, tra deiezioni animali, cicche di sigarette e moccoli di cera. Che fine avranno fatto i suoi averi, i ricordi di una vita?

Casa dolce casa, ognuno declina e intende come gli pare, anche le signore Rom che hanno pensato prepotentemente di occupare quella di Ennio. E a me dispiace ancora di più sapere che si tratta di signore Rom.

Qual è l’impatto di queste azioni? L’opinione pubblica non è lusinghiera nei loro confronti, con fondamento spesso, a causa di episodi irrispettosi e inumani come quello che ha visto protagonista Ennio. Queste azioni rendono ancora più intollerante l’opinione pubblica e si tratta di autolesionismo frutto di ignoranza e incuria nei confronti della propria cultura innanzitutto.

La cultura del popolo Rom ha una storia per molti versi affascinante, per usi, costumi, arte, ma nel tempo il pregiudizio nei suoi confronti è cresciuto a dismisura, inevitabilmente vorrei dire, a causa di azioni criminose che continuamente alimentano questo pregiudizio, a discapito di potenziali azioni che potrebbero far conoscere e diffondere una cultura per molti versi straordinaria, prigioniera dello stereotipo del nomadismo, di per sé per altro legittimo.

Quel che percepiamo noi è una dimenticanza, un cratere culturale, la sensazione che buona parte dei Rom abbia perso cognizione e memoria e identità. Ma se così è e se questa cognizione viene messa in disparte a favore di atti contro la legge, poco devono sorprendersi del pregiudizio crescente.

Sta a loro mostrarci il loro lato migliore, il lato che renderebbe fieri i loro avi.

Non so cosa ne pensi Ennio, ma qualora sia lui il primo a manifestare pregiudizio, chi potrebbe dargli torto?

 

 

Un pensiero su “L’ODISSEA DI ENNIO, CON LA CASA OCCUPATA DAI ROM: HAI VOGLIA DI SCACCIARE I PREGIUDIZI

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Caro Dott. JOHNNY Roncalli,
    Lasciamolo dormire tranquillo il “pregiudizio “.
    Per come l’ho intesa io, qui non è questione di un’opinione che può crearsi su determinate condotte o fatti, senza averne alcuna conoscenza diretta.
    Equiparando all’atto pratico il pregiudizio con il “preconcetto”.
    Nel caso del sig. Ennio, è tutto molto chiaro : non è un gran bel Paese quello che in cui non c’è rispetto non tanto per il sacrosanto diritto di proprietà, ma per chi è davvero il più debole , per età e pure di sicuro per censo. Confondendo malamente la tolleranza , e prima ancora l’ospitalità, con …solo diritti e niente doveri.
    Alla faccia di una “ cultura per certi versi straordinaria “ che, francamente, faccio una gran fatica ad intravedere.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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