Che fatica essere Grillo, dover sempre inventarsene una nuova per portare tutti sulla retta via, dover sempre spiegare chi siamo e dove stiamo andando, dover sempre scovare nel sommerso la saggezza nascosta e metterla a disposizione di tutti. Che fatica essere Grillo.
Ora, ad esempio, si parla di intelligenza artificiale, spero sia concesso il minuscolo, e siccome il tema politico interno è il premierato e il presidenzialismo e tutto quanto intorno, il Grillo anche stavolta non può sottrarsi. Sui suoi canali parlanti cita l’esperto di comunicazione (sedicente immagino, ma che importa) Stefano Pedrollo e ci illumina: “se è vero che la democrazia rappresentativa è il miglior sistema politico di cui disponiamo, è anche vero che non è un modello definitivo e può (deve) evolversi”.
Poi continua per i fatti suoi e finalmente ci svela il futuro, il mondo come dovrebbe essere e come sarà: “per la sua velocità, imparzialità, ubiquità e capacità di memorizzazione di dati, un algoritmo può inevitabilmente superare le lacune della democrazia rappresentativa e l’inutile (e dannosa) personalizzazione della politica”.
Uomo avvisato, mezzo salvato. Lui, il Grillo, il suo l’ha fatto, a costo di prendersi le martellate, così come lo ha fatto in passato, a proposito di scienza medica e Aids. E di vaccini, inutili e anzi dannosi, ben prima del Covid.
Il Grillo, l’Elevato come ormai si identifica, ha sempre ragione, noi poveri mortali dovremmo mostrare tempismo e raccogliere le pillole che generosamente ci mette a disposizione. Solo, qualcuno dovrebbe ricordargli che l’intelligenza artificiale e l’algoritmo sono alimentati e informati dall’uomo e si prendono dunque il meglio ma pure il peggio, i pensieri nobili ma pure l’opportunismo. Conviene lo si sappia e conviene che il Grillo non si illuda e nemmeno illuda noi.
Chi te lo fa fare, Grillo parlante. Torna a frinire. In fondo noi ce la caviamo comunque, anzi.