Sembra che così sia, e forse sempre così è stato, ma lo spettacolo non è entusiasmante. Quotidiano o programma TV non fa differenza, l’infervorato dibattito è una sorta di sala scommesse dove nessuno sborsa un euro, anzi è pagato, e dove tutti alla fine vinceranno. Ognuno, a modo suo, dirà che s’è avverato quello che aveva previsto.
Più tecnici, più politici, tre quarti degli uni, metà degli altri, si scommette sui nomi e si scommette sulle percentuali, vien quasi da chiedersi se non siano sinceramente convinti che Meloni e sodali stiano davvero ad ascoltarli per designare i ministri che saranno.
L’ascoltatore, il cittadino, pur consapevole che per il giornalista l’attesa possa essere snervante, si chiede perché non dedicare tanta verve ad altre questioni, che pure non mancano, a voler scrutare i dintorni.
Il gioco pare inevitabile, ma ormai tutti, proprio tutti, sono consapevoli che siamo nel territorio del nulla.
Non inaspettato giungerà l’oracolo e sapremo e a quel punto avremo da dire e maledire, ma fino ad allora trovo oltremodo noioso, gratuito e vacanziero questo sproloquiare del niente assoluto.
Sa molto di quotidiano sportivo in spiaggia, in pieno calciomercato, dove tutto è possibile, persino Messi all’Inter qualche anno fa, e dove tutto verrà smentito e confermato allo stesso tempo a giochi fatti.
A tal punto sa di spiaggia, che se fossi un direttore spedirei tutti in vacanza davvero, finché fumata bianca non sopraggiunga. Pagati comunque, ma almeno non col sovrapprezzo dell’indovino.