SI-PUO’-FARE: L’INFLAZIONE CONDIVISA DI ESSELUNGA

Notizia recentissima che non merita silenzio e indifferenza. Esselunga annuncia di aver assorbito internamente il 5.7% degli aumenti prezzi dei fornitori (cioè l’80% del 7.1% totale), scaricando così “solo” un 1.4% sui prezzi allo scaffale per il consumatore.

Senza timore di fare pubblicità gratuita, è indubbiamente una scelta strategica consapevole e responsabile, considerando che il gruppo ha annunciato un margine del primo semestre 2022 uguale alla metà rispetto all’anno precedente. Significa che se l’azienda avesse voluto far tornare i conti, questa era l’occasione giusta. Invece, decide di guadagnare meno per una sorta di patto virtuale con i suoi 5.7 milioni di clienti (in aumento di 40.000 quest’anno), che evidentemente si affezionano sempre di più alla catena italiana.

Marina Caprotti, alla guida del gruppo da metà 2021, sta dimostrando di meritare nei fatti l’eredità del padre-patron Bernando. E’ molto attiva fin dall’inizio sul fronte dei nuovi temi dell’ambiente e della solidarietà, tanto che al terzo bilancio di sostenibilità 2021 intitolato “Abbiamo a cuore il futuro” leggiamo il raggiungimento di risultati importanti – per citarne alcuni -, come la riduzione del 30% di CO2, l’80% dei prodotti a marchio Esselunga con packaging in materiale riciclato, 4 milioni di bottiglie in PET raccolte, la collaborazione storica con il Banco Alimentare per gestire le eccedenze alimentari, per un totale di 3.5 milioni di pasti e per un valore di 7.6 milioni di euro, oltre alla collaborazione con la Croce Rossa Italiana a favore dell’Ucraina, che ha permesso di raccogliere 2.6 milioni di euro e donazioni in derrate alimentari per mezzo milione di euro.

Una sana azienda italiana da 8 miliardi di fatturato che fa gola a molte catene internazionali, che hanno fatto offerte parecchio vantaggiose, ma che fino ad ora prosegue il proprio percorso senza problemi e con grande modernità. Una delle poche eccellenze made in Italy, la definirei ora un‘Azienda Umana, grazie all’iniziativa lodevole di proteggere il portafoglio dei clienti, duramente alleggerito dai rincari senza precedenti dell’energia e di tanti altri beni.

Diciamolo: non è da tutti, perché noto atteggiamenti ricorrenti di multinazionali che invece salvaguardano soprattutto il proprio profitto, senza andare tanto per il sottile. Aumenti delle materie prime subito ribaltati aritmeticamente nei nuovi listini, applicati rigorosamente dalla filiera distributiva, per non perdere nemmeno un centesimo di euro. Non voglio parlare addirittura di chi arrotonda in alto i prezzi, approfittando della situazione, ma ci sono anche quelli. Ci sono poi aziende molto redditizie, che all’idea di comunicare agli azionisti o alle famiglie proprietarie anche solo un arretramento del margine rispetto agli obiettivi o all’anno scorso, fanno scattare l’emergenza.

Capisco chi magari rischia di andare in perdita e mettere in pericolo l’attività stessa, ma chi teme solo di guadagnare meno è ingiustificabile. Queste ultime sono le organizzazioni che predicano bene e razzolano male, che si ammantano di iniziative politically correct, che fanno propaganda invece che comunicazione trasparente, ma che, nel momento di agire secondo coscienza, tolgono la maschera e si comportano come nei primi anni di quel capitalismo sfrenato e scollegato con tutto ciò che ti succede intorno. Non si accorgono che i tempi sono cambiati e che le persone, ancor prima di essere considerate consumatori o clienti, ci cascano di meno, e che sono sempre più in grado di guidare le fortune o i fallimenti di tante società. Nel breve periodo è facile che non si colgano grandi cambiamenti, ma prima o poi le azioni speculative senza scrupoli hanno le gambe corte e quando si dovrà invertire la rotta sarà troppo tardi.

Per il momento, teniamoci il modello Esselunga: la semplice e perfetta dimostrazione, in concreto, che l’inflazione non deve per forza finire tutta sulle spalle – nelle tasche – dei consumatori. Si può anche dividere equamente il disagio, per provare a venirne fuori tutti quanti.

 

Un pensiero su “SI-PUO’-FARE: L’INFLAZIONE CONDIVISA DI ESSELUNGA

  1. carlo dice:

    Fortunatamente ce ne sono 2 ad 1 tiro di schioppo da dove abito.. Qualche problemino con il fresco esselunga l’ha sempre avuto, ma cmq quando circoli con il tuo carrello tra gli scaffali ti senti psicologicamente disteso, al contrario di molti altri super / iper concorrenti… E ciò magari nn risolve, però aiuta…

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