L’INCAPACITA’ D’INTENDERE E VOLERE, IL BUSINESS PERFETTO

Incapacità di intendere e di volere. Quante volte abbiamo sentito la fatidica formula e quante volte ci siamo irrigiditi, pensando che potesse essere una scappatoia escogitata dall’avvocatura di turno? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, anche questa è una formula che abbiamo sentito e usato spesso e ci sono storie che rafforzano la connessione. E il sospetto, magari.

Mauro Rozza è un culturista, o body builder, non so se c’è differenza, ha 57 anni e si affaccenda dalle parti di Milano. Affaccenda, mi pare adeguato. Reo confesso, come leggiamo sul “Corriere”, nel 2009 uccise la moglie ma fu assolto per incapacità di intendere e di volere. Appunto. Inizialmente fu obbligato a soggiornare per dieci anni in un ospedale psichiatrico, il provvedimento fu poi ridotto a cinque anni e infine cancellato perché non più ritenuto socialmente pericoloso. Nessuno ha motivo di dubitare, sospettosi a parte.

Nel frattempo, dai tempi del processo al figlio in realtà, dal giudice tutelare la madre di Mauro Rozza viene nominata curatrice di una donna con problemi mentali e da qui in avanti abbiamo la conferma che in effetti non solo il figlio, ma tutta la famiglia Rozza è perfettamente in grado di intendere e di volere. Il patrimonio della donna con problemi mentali via via si assottiglia, i prelievi svuotano i conti, le case e le proprietà della famiglia Rozza in compenso aumentano e compare pure una Ferrari 488 spider, che in fondo guidarla pare il giusto risarcimento per una persona che inaspettatamente e improvvisamente torna capace di intendere.

Poi ci sarebbe da dire della frode informatica, per via dei movimenti bancari online, del peculato, dell’autoriciclaggio. E dei viaggi esotici di Mauro Rozza pagati con i soldi della sventurata, del resto la convalescenza dall’incapacità di intendere e di volere ha prescrizioni rigide e irrinunciabili: aria salmastra, iodio, svaghi sabbiosi, bevande ombrellate e qualche localino alla moda, rigorosamente lontani da casa. In questo caso in realtà coincidono la convalescenza e un’altra patologia conclamata di e da Mauto Rozza, sui suoi profili social: la sindrome del “viaggiatore seriale”.

Ora però i movimenti, bancari e transoceanici, sono un po’ stagnanti, polizia e magistratura sembrano averci messo becco, questi impiccioni, magari anche loro sono miracolosamente tornati alla capacità d’intendere e di volere, vedremo un po’ come va a finire, anche con questa faccenda dell’incapacità.

Il timore, non il sospetto sia chiaro, è che vi siano ricadute, sempre dietro l’angolo in questi casi. Si tratta di un morbo infido, dal tempismo micidiale e prevedibile, come la fai l’aspetti.

Un pensiero su “L’INCAPACITA’ D’INTENDERE E VOLERE, IL BUSINESS PERFETTO

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Nella teoria, diverse sentenze della Cassazione hanno specificato che, penalmente, l’incapacità di intendere e di volere deve essere verificata mediante perizie che accertino patologie psichiatriche incontrovertibili. Patologie psichiatriche, non stati patologici diversi. Ve lo ricordate Izzo? Quello del massacro del Circeo, non è mai stato dichiarato incapace. Infatti dopo un po’ di anni é uscito e si è divertito di nuovo. Si, divertito, per lui uccidere era un divertimento. Dunque, chi é capace di intendere e di volere dopo un po’ esce e magari ne combina un’altra. Chi è incapace dopo un po’ esce e ne combina un’altra. Nel frattempo chi giudica (e non dico i Giudici ma lo Stato) continua tranquillo il suo cammino nella materia penale. E qui parliamo di omicidi, pensate a tutti gli altri reati. Un cosmo di assurdità in mezzo (forse) ad un cosmo di sentenze corrette. Qualcosa non va?

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