L’IMPERDONABILE VERGOGNA DEI TAGLI AGLI HANDICAPPATI

I numeri parlano chiaro e sono belli i numeri. Quando non devi far di conto per arrivare alla fine del mese o per l’assistenza dei disabili, i numeri sono proprio belli.

Questi ad esempio: 1669, 28, 12, 2023, sembrano belli, intriganti e chissà quale mistero nascondono, chissà se si tratta di un’arcana sequenza o di un algoritmo tutto da spiegare. Le apparenze ingannano, ma le apparenze sono anche rivelatrici, ad esempio quel che appare come una data è effettivamente una data, il 28 dicembre 2023, giorno nel quale la Regione Lombardia decide di tagliare. Con la delibera numero 1669 decide di tagliare i fondi per misure esistenti da anni a favore di disabili gravi e gravissimi (B1, B2, Fna).

Da Roma fanno sapere che non c’è trippa per gatti e nemmeno per i disabili, che sono troppi, quindi si taglia. Qualcuno che provi a convincerci che così non è ci sarebbe, ma nel frattempo l’Osservatorio per le malattie rare ci dice questo: “I disabili gravissimi che vengono assistiti ‘solo’ dal caregiver familiare vedranno ridursi il sussidio da 650 a 400 euro mensili. Le poco più di 250 persone che si trovano in una condizione di dipendenza vitale da macchinari (per esempio coma, stato vegetativo e tracheotomia) vedranno ridursi il contributo da 900 a 700 euro al mese. A loro si aggiungono, inoltre, i ragazzi disabili che frequentano la scuola e coloro che convivono con spettro autistico, che vedranno il loro sussidio ridotto da 750 a 400 euro al mese.

Rimangono, invece, pressoché invariati gli importi per coloro che possono permettersi di assumere un assistente familiare. Inspiegabilmente l’unica eccezione, in negativo, è riservata alle poco più di cento persone che si trovano in una condizione di dipendenza vitale, come le persone con Sla. A costoro, se assistiti da un professionista regolarmente assunto, Regione Lombardia riduce il contributo da 1.300 a 1.200 euro mensili”.

Dai piani alti fanno sapere che di fatto non ci sarà alcun taglio, i fondi complessivi anzi sono aumentati, ma da lassù la visuale non è proprio nitida, ammetteranno. Fanno sapere che quel che viene tagliato sarà ricucito, attraverso Interventi Sociali Integrativi e poi ce li spiegheranno e quanta fretta diamine. Vagli a spiegare che qui eppur si muore.

Nel frattempo, Elena Lucchini ci rassicura: “Vogliamo garantire un’offerta di servizi sempre più integrata e personalizzata, potenziando la valutazione multidimensionale, la predisposizione del progetto di vita, il Budget di progetto e le azioni di rafforzamento dei Punti unici di accesso (PUA), individuando i criteri di riparto degli ambiti territoriali”. (??, N.D.R.)

Lei, Elena Lucchini, sarebbe l’assessore regionale alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità, assessore sempre più integrato pure lei insomma, come i servizi: come non sentirsi quindi sollevati e rasserenati da quelle parole. Non si capisce niente, ma noi poveri mortali ci fidiamo e chissà perché l’offerta di servizi sempre più integrati non si riesce a comprendere ma i tagli invece sì. Chissà perché non accade mai il contrario, le migliorie ben chiare e comprensibili e i tagli impercettibili, possibilmente inesistenti.

Come fosse una spolverata di cipria, a renderci più presentabili, continuiamo a dirci che la cura riservata ai più deboli, ai più fragili, è un indicatore del livello di civiltà di un popolo, ma dovremmo smetterla di raccontarcela. La civiltà si misura sul profitto, sull’impresa, sull’innovazione e ogni ostacolo va abbattuto, possibilmente eliminato: questa la semplice verità.

Non c’è da vergognarsi, basta dirselo. I disabili sono un impedimento, è evidente a tutti e non vedo il motivo per non ammetterlo. Dirselo renderebbe le cose più facili e finalmente ci renderebbe liberi da immotivati sensi di colpa. Su un po’ di coraggio, in fondo è quello che pensiamo tutti.

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