L’IMPERDONABILE SFORZO DI FARE BUONA RADIO

Rassegna stampa di “Radio 24”, conduce la giornalista Giulia Crivelli.

Rimango di sasso quando la conduttrice risponde ai commenti di alcuni ascoltatori. Una la accusa di esporre le sue opinioni, proprio così, operazione non legittima per un giornalista. Per l’esattezza dice <<chi se ne frega delle tue opinioni, sei una giornalista e non ti devi esporre>>.

Cara Giulia Crivelli, dove vive, ha voglia lei di sottolineare che la cosa fondamentale è separare i fatti dalle opinioni, non dare a intendere che un parere sia una pagina di cronaca, ma nel 2022 dovrebbe sapere che a pochi interessa ascoltare un’opinione, una interpretazione. I più ne hanno già di loro, preconfezionate, impermeabili a qualsiasi confronto, il dubbio spazzato via come un fastidioso strato di polvere, in modo che le cose risplendano della luce vera, la luce giusta, quella proiettata dai loro occhi e dal loro modo di vedere come gira il mondo.

Quindi si metta l’anima in pace, faccia la giornalista e non si esponga, tira aria gelida là fuori, non creda di farla franca.

Pochi secondi dopo, sempre la Crivelli riporta il commento di un secondo ascoltatore, il quale la accusa di pronunciare in modo troppo ortodosso le parole di lingua inglese, sostiene che <<sbaglia a pronunciarle correttamente>>, che non dovrebbe farlo insomma. Lasciando intendere che farlo suona altezzoso e supponente.

Cara Giulia Crivelli, s’era capito che non era giornata, però anche lei proprio non vuol capire. Non si fa, come si permette, siamo nella terra delle linguacce, non delle lingue, cosa sarebbe questa ostentazione? La fonetica perfetta, persino gli accenti nel posto giusto, ma si sente bene? Dico, li ha sentiti o no gli inviati e, spesso e volentieri, pure i presentatori delle TV nazionali? L’ha sentito l’inglish di Renzi? La pronuncia poi ogni tanto si può azzeccare, ma l’accento, si sa, va sistematicamente sbagliato. Deve pure essere scritto da qualche parte nel contratto. O era forse il contrario? Fatto sta che talvolta alcuni giornalisti lo saprebbero anche come si pronuncia correttamente una parola, ma la sbagliano di proposito, come da contratto.

Voglio dire, si è mai riascoltata? Ma non sente come stride quel suo inglese perfetto e spocchioso? Son tutti concentrati a chi la dice peggio e lei se ne esce con i fiocchi e i ricami, tutti al posto giusto in sovrappiù.

Chi di noi è compiaciuto nel sentir pronunciata in modo corretto la parola spaghetti del resto? Spegetti ci aspettiamo, o spagetti, ma spaghetti proprio no. Piza ci piace sentire, certo non la doppia zeta sparata con padronanza. E poi i sostantivi, i nomi, gli stranieri li devono pronunciare senza l’articolo davanti, rigidi e sperduti come l’italiano medio di fronte a una T e a una H appiccicate. O anche solo di fronte a una H mi dicono ultimamente, nemmeno fosse il petalo di una margherita, acca o non acca, acca o non acca.

Davvero una brutta giornata cara Giulia Crivelli, anche se lei ha dato modo di intendere che non ha bisogno di cavalieri al suo fianco e tantomeno di avvocati difensori.

Dalle nostre parti funziona in questo modo, come la fai la sbagli, e se la fai bene e in modo corretto ci sarà sempre qualcuno che non te lo perdonerà. Così, semplicemente.

 

 

 

 

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