L’IBAN DI SONIA E’ IL CODICE DELL’AMORE ASSOLUTO

di JOHNNY RONCALLI – Se fosse la festa della mamma sarebbe la notizia perfetta, se fosse la giornata internazionale della donna ne sarebbe una inarrivabile celebrazione.

Non è né l’uno né l’altra e poco importa, perché è sempre il giorno giusto per cantare una mamma che lascia il segno, un segno indelebile per la propria figlia ma anche per tutti noi, affacciati alla finestra con gli occhi lucidi per un epilogo ingiusto e crudele, ma allo stesso tempo con gli occhi sorridenti per una vita che si vuole a tutti i costi realizzata, nobilitando un’esistenza nella quale nulla è filato per il verso giusto.

Carmignano di Brenta, in provincia di Padova, Sonia Campagnolo è morta a 47 anni per un tumore inesorabile e lascia una figlia, Lisa, quasi sola, un quasi che non è mai stato così grande. Un padre non c’è mai stato, quasi mai, un quasi che non è mai stato così piccolo, ma poco importa, di nuovo.

Lisa studia giurisprudenza e il suo futuro sono le ore, i giorni, gli anni che a Sonia sono venuti a mancare. La mamma è l’amore per antonomasia, anche l’amore pratico che ti nutre, ti veste, ti protegge, un amore che dura una vita e che deve poter durare almeno tutto il tempo che serve per aiutare i figli a prendere il volo.

A Sonia quel tempo non è stato concesso, Sonia ha esaurito il tempo a disposizione su questa terra troppo presto, ma una mamma non si lascia scoraggiare per così poco. Una mamma, anche una mamma con un minaccioso tumore, è previdente, prepara il terreno, può esaurire il tempo ma non l’amore.

Sonia si inventa uno stratagemma che è un’uscita di scena pari solo all’amore che vuole continuare a far sentire alla sua Lisa: lascia istruzioni affinché sull’epigrafe che annuncia la sua morte e il suo funerale compaia il numero Iban di un conto corrente dove versare contributi per consentire la prosecuzione degli studi di giurisprudenza alla figlia. Niente fiori, niente commemorazioni, che arriveranno però comunque, un aiuto per aiutare Lisa a perseguire quel riscatto per cui madre e figlia avevano stabilito un tacito patto.

Lisa ora è sola. Quasi sola, perché se anche la carne e le ossa e la pelle non possono più sfiorarsi e gli occhi non possono più trovare consolazione e conforto, sa che in tutto quel che di buono e meno buono combinerà nella vita avrà comunque un’alleata unica e irripetibile.

Dire, fare, baciare, lettera, testamento, così recitava il gioco della penitenza di quando eravamo bambini. Sonia ha fatto tutto quanto, con pena e afflizione per l’iniquo destino, ma senza abbattersi per la condanna finale.

Non so se quello di Sonia sia il testamento migliore, certo è la traccia di un indicibile amore.

 

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