L’ESTATE DELL’EMERGENZA TURISTI IDIOTI

L’Italia ha un debito di riconoscenza nei confronti dei turisti. Aiutano a raddrizzare la bilancia dei pagamenti, infoltiscono l’occupazione e generano reddito. Il contributo del turismo al Prodotto interno lordo (circa il 6%) può non sembrare elevatissimo, ma immaginate di toglierlo di colpo ed ecco che tutto traballa come un tavolo con una gamba corta. Tanto più che considerando i servizi accessori al turismo – come la ristorazione e i trasporti – la fetta del Pil sale al 13%.

Insomma, viva i turisti. Verrebbe perfino da dire che, contando sul loro apporto economico in termini così vasti, non possiamo permetterci di discuterne la qualità: pigliamo quelli che vengono, li piazziamo davanti alle bellezze artistiche e naturali del Paese, due selfie, ecco il conto e arrivederci, tornate presto. Qui siamo open – anzi “open to meraviglia” – 24 ore su 24, o quasi.

Qualche volta però l’impulso a predisporre una sorta di selezione all’ingresso, pur rimanendo impraticabile e sostanzialmente illegale, non sembra del tutto immotivato. Ci saremmo forse risparmiati la visita di quel signore che, giorni fa a Firenze, ha pensato bene di scavalcare la recinzione della fontana del Nettuno per poi arrampicarsi fino all’imponente statua in modo che due amici potessero fotografarlo. Nella discesa, l’intraprendente visitatore ha però lasciato traccia del suo passaggio, danneggiando la zampa di uno dei cavalli legati al cocchio sul quale si erge la figura del dio. A proposito di figure, come non registrare quella fatta appunto dal signore di cui sopra – un tedesco di 22 anni – la cui prodezza per fortuna è stata catturata dalle videocamere di sorveglianza. Questa circostanza ha indotto il sindaco di Firenze Dario Nardella ad assicurare che il turista vandalo sarà multato e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ad annunciare – dopo una premessa intesa a strumentalizzare la faccenda a suo guadagno e a detrimento degli avversari (“per troppo tempo si è pensato che in Italia si potesse agire indiscriminatamente”) – una nuova legge che inasprisce le sanzioni contro il patrimonio culturale. Alla politica, ora, resta solo il compito di distinguere il patrimonio culturale da una fetta di salame e il gioco è fatto.

Il ministro ha fatto notare la “mancanza di rispetto per la civiltà e la bellezza” dimostrata dal turista tedesco, mentre proprio questo sentimento, ha aggiunto, dovrebbe contraddistinguere chi sceglie di visitare l’Italia. Verissimo, soprattutto alla luce del fatto che l’episodio di Firenze non è isolato: nel luglio scorso, per esempio, un turista ha danneggiato il Colosseo incidendovi con le chiavi il nome della fidanzata. Ma se il ministro ha ragione da vendere, ricordiamoci che qualche aggiustamento alla sensibilità culturale dovremmo applicarlo anche a noi stessi.

Secoli ormai sono passati dai tempi del Grand Tour: tanto tempo non è però sufficiente a farci dimenticare come, allora, fossero i turisti stranieri a rimanere di stucco per la scarsa o inesistente cura che gli italiani avevano del loro patrimonio storico e artistico. Al punto che, con questa scusa, se ne portarono a casa un bel po’ del suddetto patrimonio, magari con l’aiuto di esperti come Bernard Berenson il quale, oltre ad aver contribuito all’attribuzione di grandi capolavori del Rinascimento, ne facilitò parecchio l’esportazione.

I tempi, per fortuna, sono cambiati: gli italiani oggi conoscono bene il valore del loro patrimonio culturale. O almeno fingono di conoscerlo, perché poi, all’atto pratico e salvo eccezioni lodevolissime, non è che facciano tanto per salvaguardarlo e neppure per studiarlo. E il settore pubblico, nonostante l’intemerata del ministro Sangiuliano, non dà l’esempio: l’Italia è tra i Paesi che meno spendono per la cultura in Europa. Nel dicembre 2022, il “Sole 24 Ore” titolava bello sparato: “Manovra 2023: l’Italia non scommette sulla cultura”. Visti i numeri, titolo incontestabile. O meglio, contestabile solo sull’uso del verbo “scommettere”. Più che “scommettere” l’Italia sulla cultura dovrebbe proprio “investire”. Magari con qualcosa di meglio dello slogan “Open to meraviglia”. Una bella presa di coscienza collettiva porterebbe a suggerire in alternativa “ccà nisciuno è fesso”, anche se l’ideale sarebbe “ccà nisciuno è (più) ignorante”.

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