L’ignoranza ha una storia lunga come quella dell’uomo, non più lunga evidentemente. I politici e i satelliti che gravitano intorno a loro hanno sempre fornito un colorito contributo, esilarante o sconfortante, a seconda dei punti vista, con l’aggravante talvolta del millantato credito, la competenza e la cognizione da loro stessi sbandierate o implicite nel mandato.
Ricordo uno straordinario Di Maio piazzare il dittatore Pinochet in Venezuela e, con largo anticipo sugli eventi, rovinare l’effetto sorpresa della politica espansionistica della Russia, piazzandone con grande classe un imprevedibile sbocco sul mar Mediterraneo.
Per rimanere nella politica degli ultimi anni, un epico Salvini riuscì a trasformare “migrante” da participio presente in gerundio, uno scivoloso gioco di prestigio, anche se qualcuno ricorderà con più tenerezza il pellegrinaggio alla scalinata di Rocky, che lui con determinazione e competenza posizionava a Washington anziché a Filadelfia.
Lo stesso valga per la Meloni, scombussolata e persa nelle nebbie d’Albione, a confondere Scozia, Irlanda, Inghilterra e la terra di mezzo, e poi la ormai mitica “Tavola di Mendel” del ministro Bussetti, le “traccie” del ministro Valeria Fedeli e i veterani Berlusconi e Razzi, inarrivabili pionieri.
Altri esempi abbondano, per non parlare della grammatica e dei congiuntivi in particolare, e se è vero che ogni epoca ha le sue pecore nere, è altrettanto vero che nell’ultimo ventennio (di per sé espressione nefasta e malaugurante) la sciolina è sempre stata di primissima qualità.
Tutto questo per tornare al satellite, al piatto del giorno, un abbonato in realtà al gourmet della topica: Rocco Casalino, pluristellato mister comunicazione. Pentastellato per la precisione. Braccio destro e qualcosa di più di Conte.
Come s’è letto, ospite della trasmissione “Belve”, vanta passioni artistico letterarie di prim’ordine, Goethe, Pirandello, Moravia, qualità e quantità e che si sappia.
E poi Baudelaire, vuoi non metterci un maledetto? E a questo proposito, alla richiesta di citare un componimento del Baudelaire medesimo, Rocco il colto prova a pescare il bussolotto giusto, per la verità dopo parecchio tergiversare, sperando di sfangarla: Madame Bovary!
Ah, no, diamine, quello era Flaubert, vedi che scherzi fa la passione a volte. Lo sfondone del saccente, a suo modo un capolavoro, immortalato per l’eternità e tramandato ai poster e ai posteri.
Solo, smettiamola di parlare di gaffe, diamo il nome giusto alle cose: altissima, purissima, inarrivabile ignoranza.
A quella, chapeau.