Inchiesta a parte – e certo non è cosa da poco – da un punto di vista della politica e del costume non sarebbe successo niente di trascendentale: noi italiani, dopo tutto, ne abbiamo già sentite di queste storie, tutte uguali, tutte e sempre ai danni dei disperati. Non è una cooperativa equivoca in più a sgomentare però il partito delle anime belle: è questo fatto insostenibile che al centro dell’inchiesta ci sia un deputato di colore. Il che, per i manichei della santità – nero equivalente di capace, puro, santo, vittima e martire – diventa molto difficile da spiegare. E da vendere, come marketing ideologico.
Il povero Angelo Bonelli, il leader che ha pensato la candidatura colored, non si dà pace. Se potesse, si mangerebbe una lavatrice. Sui giornali si fustiga e si flagella dicendo che ha commesso un’imperdonabile leggerezza (e complimenti per il garantismo: in fin dei conti siamo ben lontani dalle sentenze, i coniugi Soumahoro non sono ancora tecnicamente dei farabutti). Niente, senza aspettare, provano vergogna. Ma è evidente che a precipitarli nell’imbarazzo e nei rossori non è tanto la vicenda in sé, quanto apprendere la sconvolgente novità, e cioè che bianco o nero sono solo diversità cromatiche, ma quanto a santità e dannazione non fanno alcuna differenza, bene e male non badano ai colori, il mondo è pieno di bianchi perbene e di neri canaglie, di bianchi mascalzoni e di neri eroici.
Dalla scuola materna avvertono che questa è una constatazione ovvia e scontata, che non c’è alcun bisogno di ripeterla, che soltanto qualche buonista obsoleto può ancora prenderla come una scoperta sconvolgente. Ma ai bambini va sempre detta la verità: purtroppo certa bella gente recita candore e purezza tutta la vita, vivendoci di rendita. A questa bella gente che adesso si straccia le vesti e trasuda imbarazzo andrebbe rinfacciata una questione semplicissima, di semplice natura morale, questa: in definitiva, non c’è peggior forma di razzismo che sbandierare i simboli neri – anche chiamandoli diversamente bianchi – per fare il pieno alle elezioni. E adesso non importa proprio niente di che etnia siano gli indagati, di che colore siano: importa solo sapere se sono innocenti o colpevoli. Il colore più scuro non li fa più colpevoli: come prima, in campagna elettorale, non li faceva più santi.