L’ANTICOMUNISTA IN LAMBORGHINI

Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire. Perlomeno, per quel gentiluomo della provincia di Vicenza che, nel 2020, era stato denunciato dai vigili urbani per resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio e che è stato assolto e perdonato, in virtù della riforma Cartabia.

Detto così, potrebbe sembrare uno di quei casi di arroganza delle istituzioni nei confronti del privato cittadino: la querelle, infatti, era nata da una multa inflitta al predetto hidalgo per un’infrazione al codice della strada, che i vigili non vollero fargli liquidare all’istante, in quanto sprovvisti di resto. Il nostro gentiluomo non la prese bene e diede, pare, in escandescenze.

In realtà, come spesso accade, l’apparenza inganna: l’automobilista, residente a Costabissara, ridente paesetto pedecollinare nel centro del Vicentino, è il Rodomonte della vicenda, mentre i poliziotti ne sono le vittime. Perché il nostro, che chiameremo Bepi, con un nome di fantasia, stava andando a spasso con la sua Lamborghini, quando, preda di un evidente ripensamento, ha pensato bene di invertire la marcia del suo macchinone, dove era tassativamente proibito. Beccato e multato, ha inveito contro i vigili come impone la destra del cinepanettone definendoli “comunisti invidiosi” e autodefinendosi “la persona sbagliata” da fermare.

Ora, io ignoro quale sia il pedigree delle persone sbagliate da fermare nè le generalità e i titoli del marchese di Costabissara, tuttavia, pur non provando una gran simpatia per le polizie locali, mi trovo a solidarizzare con loro, quando si trovino di fronte uno spocchioso di tal fatta. Ma signor mio, chi si crede di essere? Pensa davvero che il possedere quattro soldi e una macchina costosa la renda una specie di intoccabile: ahimè, la sua reazione è quella di un poveraccio, non quella di un signore. Io non so chi sia il feudatario dell’illustre borgo di Costabissara, ma, per certo, quel desso non è lei! Ben le è andata che non siamo nel XVII secolo, quando qualcuno l’avrebbe fatta bastonare per una simile arroganza: ricorda l’episodio di Padre Cristoforo? O non l’ha letto? Peccato.

Peccato veramente, perché la sua uscita anticomunista, ancorchè un po’ troppo da villan rifatto, me l’aveva reso oltremodo simpatico: poi, ha rovinato tutto con quell’intemerata da prosciuttaio che ha fatto le palanche. Gentile e anonimo signore, può ringraziare due cose: la Cartabia e il fatto di essere in Italia, perché in altri luoghi, meno indulgenti, un’uscita come la sua le sarebbe costata la Lambo e il garage dove la ripone alla sera. Perché possedere dei beni al sole non dovrebbe far di lei una specie di Rugantino del traffico, sibbene renderla più responsabile, se non altro a titolo esemplare, rispetto a qualche povero Cristo che se ne torna a casa contromano, a bordo strada, con una bici sgangherata, dopo dodici ore di fabbrica. Insomma, quello che lei, se conoscesse il tedesco, definirebbe Lumpenproletariat e che, invece, temo definirà “strasòn”.

Si tenga i suoi soldi Signor Marchese e la sua assoluzione cartabiesca: ma si tenga anche una pessima figura, involgarita dall’aggravante dell’esibizione pecuniaria. E ascolti la voce dell’anziano: la sua bella fuoriserie non la potrà parcheggiare in Paradiso. Le toccherà lasciarla quaggiù, insieme ai bezzi, agli occhiali da sole e alla villa con piscina. Un’altra volta, lo tenga presente: vivrà meglio e, nei bar di Costabissara, non le rideranno più dietro le spalle, nemmeno dopo tre o quattro Cartizze.

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