di LUCA SERAFINI – Con i suoi modi coloriti e di grande presa sull’elettorato e sugli autori dei programmi di satira, quelli dai quali è amato e imitato, il governatore della Campania (Vincenzo De Luca) nasconde la sua beata, profonda ignoranza rispetto alla festa di Halloween, da lui definita “un’immensa idiozia, un’immensa stupida americanata; un monumento all’imbecillità che abbiamo importato anche nel nostro Paese”. Una sequenza di asinate, quella di De Luca, e purtroppo non solo sue, irriverenti della cultura e della tradizione celtica, non statunitense. Affatto.
Halloween non nasce in America, ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico. Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Essendo gli irlandesi essenzialmente un popolo di agricoltori e pastori, celebrano in quella ricorrenza la “morte della natura”, poiché da novembre a primavera i contadini erano costretti ad abbandonare i campi a causa dell’inverno estremamente rigido. Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. Questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o la notte di Natale “Christmas Eve”.
Per i Celti, l’anno iniziava il primo Novembre e per lunghe settimane avrebbero potuto riposare, godendosi i frutti del duro lavoro estivo. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow, mucca), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein ed era una celebrazione profondamente spirituale, prima ancora che religiosa. La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra. Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.
Informazioni molto facili da reperire oggigiorno sul web (suggerisco “irlandando.it”), come una volta sui libri e sulle enciclopedie e come ho fatto io, per rinfrescare i dettagli di una storia che conoscevo molto bene.
Come quella storia del Natale e della Befana, per cui da cattolico mi sentirei offeso e indignato se un politicante greco definisse queste feste “un monumento all’ imbecillità esportato dal Vaticano”, magari in Israele…
Caro Luca, tra le tante o poche ambizioni che coltivo non c’è quella di fare l’avvocato difensore a De Luca. Credimi: non è per lui che scrivo queste due righe. E’ per dire piuttosto che hai fatto benissimo a ripristinare la vera verità di questa festa mondiale, con il rigore e la passione che metti sempre quando vai a caccia di storie. Però lasciami un però. Cioè a dire che tu parli da purista di Halloween, riportando la ricorrenza alle sue origini e al suo significato. Ma quando si parla oggi di Halloween, quando se ne parla male, è chiaro che non ci si riferisca alla nobiltà della tradizione: si punta il dito contro lo svacco volgare e sguaiato che un certo mondo edonista e festaiolo ne ha fatto, a suo uso e consumo, soprattutto qui da noi, dove lo scimmiottiamo da pochissimi anni. Lo riconoscerai anche tu: la maggioranza di noi festeggia Halloween solo per il gusto di aggiungere una festa, magari una sbornia e uno sballo, alle tante che già si concede in qualunque occasione. Halloween come un espediente in più, senza minimamente chiedersi valore e significato. E su questo travisamento, su questa sevizia, credo si concentri persino il funambolico De Luca. Glielo dobbiamo concedere. Le sue saette non sono rivolte ai celti, ma ai deficienti di casa nostra che ne fanno un abuso smodato e suicida. So già che tu controreplicherai in questo modo: signori, quanti degli umani che festeggiano il Natale conoscono davvero la storia e il significato del Natale, quanti lo rispettano e lo onorano in modo decoroso? Su questo, sinceramente, non so cosa rispondere. Più che altro, alzo le mani e mi arrendo.
Anche il Natale è ormai una festa commerciale, non per questo siamo autorizzati a definirla un monumento all’imbecillità …
Spiriti, animali, riti fumosi…. con il cristianesimo e il suo ricordo dei morti e dei santi non hanno nulla a che fare. Un motivo in più per prendere le distanze da Halloween.