Il problema non è Fabrizio Corona. Corona fa benissimo il suo mestiere di avventuriero della vita, senza tanti scrupoli e senza neanche tanto ritegno. Il problema vero, tutto nostro, è questa Rai che continua a invitarlo e a pagarlo nelle sue trasmissioni. Non bisogna stancarsi di ripeterlo, perchè troppa gente se lo scorda sempre: parliamo di televisione statale, cioè nostra, pagata con i soldi di chi versa le tasse, non per niente ci piace chiamarlo servizio pubblico.
Da quando Corona ha acceso il ventilatore, uno dei suoi, stavolta concentrando il getto sul calcioscommesse, non fa che comparire nelle varie trasmissioni Rai, una più agonizzante dell’altra, non a caso invitano lui come mossa della disperazione, seguendo a testa bassa il dogma “più mostri, più audience”.
“Domenica in”. Poi “Belve”. Adesso “Avanti popolo”, l’angoletto pensato apposta per questa Nunzia De Girolamo, una che ha fatto pure la ministressa in base a non so quali requisiti, più famosa perchè lei di destra ha sposato il Boccia di sinistra, primo compromesso storico davvero riuscito della storia repubblicana.
Il format è sempre lo stesso, neanche tanto originale: Corona va avanti per giorni ad annunciare la sua comparsata nella tal trasmissione, lascia intendere che ne dirà di ogni, la Rai lancia gli spot, monta l’attesa, e poi almeno per una sera la trasmissione raccatta qualche punto in più dall’Auditel. Cosa non si fa per sopravvivere.
Lasciando Corona alla sua nuova epopea, tutti noi dovremmo chiederci come sia possibile che la Rai, la televisione nostra, la televisione del servizio pubblico, si presti con questa fregola alle deprimenti messinscene. Sarebbe il caso, sarebbe il momento di dire basta, di far volare gli stracci, di andare tutti davanti alla sede di viale Mazzini, quanto meno per far sentire anche il dissenso di questo Paese cloroformizzato. Sarebbe pure il momento di mandare a casa qualcuno, se non fosse che tanto i sostituti sarebbero pure peggio, secondo la gloriosa tradizione dell’azienda lottizzata.
Sarebbe il caso, ma a quanto pare sta bene così. Effettivamente, più che parlare di Corona e della Rai, sarebbe il caso una volta per tutte di parlare di noi.