LA NOSTRA ETERNA GUERRA DA ULTRA’

In tutto il mondo ci si divide, manifestazioni ovunque, a favore della Palestina, a favore di Israele, sembra che lo schieramento sia obbligatorio e in diverse piazze gli schieramenti finiscono per inveire l’uno contro l’altro. I filouni contro i filoaltri.

Bisogna scegliere la casacca e scendere in piazza dalla parte giusta, che nessuno ovviamente sa quale sia, per il semplice motivo che non c’è.

Come possiamo pensare che in Medio oriente si possa mai un giorno giungere alla concordia, alla convivenza pacifica, se nemmeno a migliaia di chilometri riusciamo a mostrare un modello di convivenza pacifico e dialettico sulla questione? A Milano assistiamo addirittura al rogo delle bandiere israeliane, quale messaggio scaturisce da queste scene?

Nel posizionamento tra Israele e Palestina sembra di stare sugli spalti di uno stadio, è obbligatorio indossare una casacca, un feticcio di appartenenza, ma a me pare evidente come non serva alcuna maglietta, alcun distintivo, non serve nemmeno alcun inquadramento. Serve solo aprire gli occhi e guardare.

La chiave per leggere e interpretare la realtà è semplice, evidente, e non ha appartenenza. Qualunque azione violenta sulla popolazione civile è un’azione inaccettabile e vigliacca. Punto. È un’azione violenta e vigliacca quella di Hamas, è un’azione violenta e vigliacca quella di Israele se colpisce civili inermi e incolpevoli, è un’azione violenta e vigliacca quella di Putin che trucida migliaia di civili, è un’azione violenta e vigliacca quella di chiunque colpisca o abbia colpito la popolazione civile oggi e nel corso della storia.

Questo è ciò che oggi dovrebbe unire tutti e non dividere, senza bandiere, feticci o, peggio, incompetenti letture e riletture storiche.

Poi, nello specifico, se qualcuno può davvero credere che le efferatezze di Hamas portino beneficio al popolo palestinese, quel qualcuno deve essere folle. E credo che la controprova e l’effetto scaturito siano davanti agli occhi di tutti. La verità è che ad Hamas non importa nulla del popolo palestinese, ad Hamas importa che l’Islam abbia la meglio sull’Occidente, e a capo.

E in quanto a efferatezze, lo scongiuro è che Israele non arrivi al massacro a sua volta, al massacro e alla messa al muro della popolazione civile palestinese, anche se temo sia già tardi.

Come si può e si deve, posso e debbo avere la mia posizione sulla questione medio-orientale, ma qui non conta nulla. Come sempre e ovunque, conta l’evidenza del massacro, dei bambini, dei disabili, degli anziani, delle donne, degli uomini: di chiunque sia la mano, cieca e assassina.

Si finisce forse per essere considerati degli ingenui nelle piazze, nessun problema. Semplicemente, i filopalestinesi da centro sociale non aspettavano altro che un pretesto per sfilare contro Israele, la comunità ebraica israeliana, altrettanto semplicemente, dovrebbe invocare la clemenza sulla popolazione civile, che si possa evitare di bombardare alla cieca. Ancora più semplicemente, tutti dovrebbero trovare comunanza nel fattore umano, abbracciarsi e mostrare avversione per tutto quello che non conduce alla pacifica convivenza.

Temo però che la sindrome da stadio non lasci scampo, uno strascico desolato ci accompagna dopo queste manifestazioni di piazza, perché alla fine si finisce per sventolare una bandiera, che purtroppo mai è la bandiera dell’umanità. Tutta l’umanità.

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