LA TREMENDA CAIVANO CHE ABBIAMO NEL NOSTRO MARE

Dopo una lunga cotta giovanile, durante la quale (negli anni Settanta e Ottanta) mi appassionavo ai dibattiti televisivi, alla lettura dei programmi dei partiti, alle biografie degli statisti e dei segretari, piano piano l’interesse per la politica è scemato fino a scomparire del tutto.

Di recente mi sono persino trovato – un paio di volte – a esercitare, andando alle urne sia chiaro, il diritto di “non voto” motivando sulla scheda: “Non mi sento rappresentato”.

Da quando l’interesse è evaporato, ho iniziato a pensare cosa potessi iniziare a fare io per migliorare le cose, dal basso del mio piccolo universo. Volontariato, rubriche sul pianeta (già da qualche anno), riflessioni e studi sull’ecologia, sul sociale, sulle questioni di vita quotidiana lontane dal mio mondo del lavoro che è lo sport, che è il calcio. Così, mi piace raccontare di chi fa cosa per il bene comune.

In questi giorni si parla del Bronx italiano più famoso (non certo l’unico, come ha magistralmente sottolineato Cristiano Gatti, direttore di @ltroPensiero.net): il Parco Verde di Caivano, in Campania, dove sono i bambini gli oggetti (sì, gli oggetti) delle nefandezze più spietate.

Proprio tre di loro, ospiti nella locale caserma dei Carabinieri, hanno espresso il proposito di entrare nell’Arma, da grandi, “per difendere mamma e papà dai cattivi”. Da grandi si faranno militari, hanno detto, perché “la caserma è la casa di tutti”.

Al di là delle buone intenzioni dei piccoli innocenti, un passo verso il coraggio (un grande coraggio) è stato fatto anche dagli adulti: ora gli abitanti sono disposti a denunciare, a testimoniare, a difendersi aiutando gli inquirenti e attaccando la malavita.

Sulle orme del parroco don Maurizio Patriciello, qualcosa sta cambiando. Parliamo di mondi estremi, di situazioni drammatiche di difficilissima analisi, di complicata comprensione. Vivere nel terrore tra siringhe e violenze, stupri e rapimenti, pallottole e sangue, è assai diverso che leggerne e scriverne.

Voglio dire che anche noi gente comune abbiamo la possibilità di fare politica, di cambiare le cose collaborando con gli agenti di Pubblica Sicurezza o senza aspettare governi e opposizioni che si succedono lasciando, sparse, eredità fino ad oggi inalterate. Piccoli o grandi gesti che siano.

Lasciamo il Parco Verde di Caivano e andiamo al mare. Uno studio diffuso lunedì 4 settembre da Legambiente (“Marenostrum”) rivela che le coste italiane sono sempre più minacciate dall’incuria umana, definita con termine tremendo “ecoreati”, cioè i reati contro l’ecologia. “Il mare è sotto attacco per l’uso illegale di cemento, per l’inquinamento, la maladepurazione, per la pesca di frodo. I reati ambientali accertati nel 2022 lungo le cose italiane sono stati 19.530, in aumento del 3,2% rispetto al 2021”. A questi dati si aggiungono gli illeciti amministrativi, “pari a 44.444, in crescita del 13,1%. I dati sono il frutto di oltre un milione di controlli effettuati dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine, che hanno rilevato 8,7 infrazioni per chilometro di costa, cioè una ogni 115 metri”.

Per non parlare dei mozziconi, della plastica, dei rifiuti gettati in mare, per cui sono nate associazioni e organizzazioni di volontariato che ne spalano a montagne ogni settimana, anche sui bordi dei fiumi.

Dunque. Abbiamo la grande opportunità di insegnare ai nostri figli, ai nostri bambini, maschietti e femminucce esattamente come gli aspiranti soldati del Parco Verde, di iniziare da cittadini a fare ciò che il senso civico e la coscienza impongono, senza bisogno di pistole né divise: tenere il mondo pulito dalla sporcizia degli adulti, dall’incuria dei grandi e di ciò che non hanno mai fatto per contribuire alla sanità del nostro ambiente. Sia essa rappresentata dalla malavita più o meno organizzata o dalla vita mala che conduciamo noi con le nostre fedine penali pulite, ma con la coscienza più sporca del mare.

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