LA SVIZZERA E’ SEMPRE PIU’ SVIZZERA

Svizzera. Una nazione, più o meno, e una rondella di carne.

Uno scherzo tra amici sostiene che la Svizzera non esista e a volte la realtà porta a dar credito alle cretinate degli amici il venerdì sera, ancor prima dello sbraco totale. La Svizzera sembra una di quelle infinite ville hollywoodiane, quei principati californiani dove c’è tutto quel che serve moltiplicato per cento. Dove gli afrori e le piaghe del mondo fuori non possono entrare, dove tutto pare un idillio anche se tutti sanno che non è così. Dove uno può emigrare ma solo a patto che vesta la livrea e serva il thè all’orario stabilito. Dove chi è straniero è gentilmente invitato a stare alla larga, a meno che non sia ricco sfondato.

I soldi, quelli sì, nella villa hollywoodiana come in Svizzera sono i benvenuti, sempre. Puliti, sporchi, riciclati o centrifugati non importa, quelli sono benaccetti, magari in taverna o nei sotterranei, ma in questo caso l’ospitalità è un dovere.

Fresca di elezioni, la Svizzera si scopre ancora più conservatrice. Stravince il partito Udc, Unione Democratica di Centro, per il quale la lotta all’immigrazione resta uno dei punti chiave, sempre più rafforzata anzi, nemmeno fosse la Lampedusa della Mitteleuropa.

Parliamo di una nazione, sempre che esista davvero, con il 2% di disoccupazione, con stipendi tra i più alti al mondo, con una colossale fobia della contaminazione, purché non si parli di moneta sia chiaro.

Eppure la Svizzera è per definizione un caffelatte corretto, per via dei cantoni, e le menti sopraffine che ha prodotto sono in fondo menti che lì hanno scovato lo chalet delle vacanze. Paul Klee di fatto tedesco, Alberto Giacometti italiano, anche se lui magari avrebbe da ridire, Jean Piaget, francese, Max Frisch tedesco, Jung non parliamone, sopravvivono giusto gli sportivi, Federer, Vreni Schneider, ma alla lunga figli o nipoti di transfughi, chi non lo è.

Una nazione che non esiste, forse inevitabilmente neutrale, con qualche merito, le montagne e il paesaggio, non certo il formaggio, il cioccolato e gli orologi, immigrati pure loro. Eppure così impaurita, così blindata, così fiera del proprio idillio incontaminato.

Uno sforzo lo hanno fatto gli svizzeri, lo ammetto, con le sanzioni a Mosca e il sostegno a Kiev (non per merito e volere dell’Udc, ad ogni modo), e chi l’avrebbe mai detto, visti anche i giacimenti monetari di svariati oligarchi, ma lì rimangono di fatto refrattari a tutte le magagne che accadono intorno a loro, neutrali insomma, che se li smazzino gli altri i flagelli e gli squilibri del mondo. Noi, al massimo, possiamo occuparci dei lingotti e dei soldi senzatetto, un ricovero per loro lo troveremo sempre, è nella nostra magnanima natura.

Ma come nella dimora hollywoodiana, non è che poi tutto fili sempre liscio: si vive, si ammazza, ci si ammazza e ci si dispera, anche senza bisogno di un Charles Manson nero che semini l’orrore.

Puliti e strofinati però, lustri e centrifugati, come una bella banconota appena sbarcata.

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