LA SURREALE GUERRA DI S.DONATO ALL’INQUINAMENTO DA STADIO

L’ultima cosa che vedono dagli oblò i passeggeri dei voli diretti allo scalo di Milano Linate è la città di San Donato Milanese, dopo di che il velivolo tocca la pista. In tutto quasi 150 atterraggi al giorno, spulciando gli orari – per esempio – di mercoledì 20 giugno 2023: il primo alle 7.15 da Pescara, l’ultimo alle 23.10 da Roma Fiumicino. Di contro, il rumore che sentono più spesso i 32.250 abitanti (censimento 31 dicembre 2021) di San Donato Milanese sopra le loro teste, quindi, dall’alba a ben oltre il tramonto, è quello degli aerei: 10 ogni ora.

Insignita del titolo di “città” nel 1976, grazie anche agli insediamenti ENI che dal dopoguerra arrivarono a dare lavoro a quasi 30.000 dipendenti, conta ben 15 tra parchi e giardini urbani, oltre a un’oasi del WWF. Una bella risposta ecologica, anche se forse ancora insufficiente, all’industrializzazione dell’area che comprende Metanopoli. Considerando, per chi non lo sapesse, che l’ENI svolge attività di ricerca, produzione, trasporto, trasformazione e commercializzazione di idrocarburi. Tenuti presente anche la vicinanza della trafficatissima, diciamo pure congestionata, Tangenziale Ovest, e l’attraversamento della Statale 9 (Via Emilia) – diretta a Lodi e Piacenza con un traffico intensissimo da e per Milano -, l’aria non è esattamente salubre e quelle grandi isole verdi aiutano non poco i polmoni dei sandonatesi, i quali vantano anche un’eccellenza assoluta in cardiologia presso il Policlinico, circa 350 posti letto: per pazienti e visitatori è un bel passatempo, contare gli aerei che passano a pochissime decine di metri dalle finestre delle stanze.

Un paio di settimane fa il Milan ha firmato un accordo preliminare con SportLifeCity, avallato dal sindaco Francesco Squeri (dalla metà del ‘700 ad oggi il primo cittadino di San Donato Milanese è sempre stato un rappresentante della sinistra o tutt’al più democristiano: mai nessunissimo sforamento a destra neanche di un centimetro…), per la costruzione di uno stadio da 60.000 posti su circa 25 ettari di terreno, attualmente incolto. Un altro bel polmone verde, molto ben visibile dalla tangenziale, e questo dettaglio, secondo un elementare dogma di marketing (mi dicono), favorirebbe uno sviluppo di circa il 30% in più nella vendita di gadget e accessori vari. Va trovato l’accordo con la società attualmente proprietaria del terreno, una scatola vuota dell’ENI (Asio). Infatti SportLife City ha i permessi per costruire, ma non appunto la titolarità dell’area.

Da che mondo è mondo, uno stadio regala alla zona che lo ospita notorietà, attrazioni e soprattutto posti di lavoro, tenendo presente che quella di cui parliamo è ben servita dai trasporti e ottimamente capace di parcheggi.

Non è così per qualche decina di lungimiranti che qualche giorno fa si sono presentati davanti al Comune con tanto di tendina gialla e striscione (“Noi vogliamo respirare”), per contestare il progetto. Loro preferiscono continuare a sentire 150 volte al giorno i motori dei boeing piuttosto che i boati dei tifosi che ogni 10-15 giorni li coprirebbero per un paio d’ore. Preferiscono continuare a respirare gli scarichi degli aerei e gli olezzi degli idrocarburi, anziché quello del divertimento e dell’opportunità ogni due weekend e in qualche mercoledì di coppa.

Vi ricordate quel refrain che vi propongo di tanto in tanto, quello dei bacini idrografici che in Emilia Romagna non si decidono a costruire per non disturbare lontre, castori e distruggere i loro (inesistenti) nidi?

Non vi pare di trovare similitudini, di tanto in tanto, nella sgangherata storia verde e di ecologia che inquina questo Paese, essendo figlia di ideologie politiche e non di sentimenti votati alla natura?

Io sì, le trovo continuamente. A meno che, naturalmente, quel centinaio di survivor non fossero interisti e juventini… E comunque l’ecologia continuerebbe a contare meno di zero. Come le emissioni di uno stadio nuovo e moderno: zero, appunto.

4 pensieri su “LA SURREALE GUERRA DI S.DONATO ALL’INQUINAMENTO DA STADIO

  1. John dice:

    Trovo profondamente giusta e corretta l’analisi ma…….
    Il problema non si pone sull’impianto ma sull’indotto…
    Cioè sulle tifoserie e sul controllo del territorio….. già carente così al naturale …con una tifoseria ultras un po’ calda….. La frittata è fatta.
    Ecco il principale motivo del no …
    San Donato Milanese ha già a che fare con drogati violenti furti nei negozi ….
    Ci mancano solo gli atti vandalici di una tifoseria ultras e poi la distruzione del territorio è servita.

  2. Franco dice:

    Le scrivo da tifoso, costretto a specificare di non essere contrario a priori alla costruzione dello stadio del Milan a San Donato.
    Mi scuso anche per l’italiano.

    A San Donato non avviene attività sostanziale di produzione, trasporto e trasformazione degli idrocarburi. Gli stabilimenti sono altrove. È giusto presente al confine sud-est del territorio comunale una centrale dell’ENI che fornisce teleriscaldamento all’intero comune (e che contribuisce peraltro ad abbassare le emissioni nell’area urbana).

    La Tangenziale Ovest nel punto più vicino alla zona abitata di San Donato dista all’incirca 4km. Entrambe le tangenziali, per inquinamento ambientale e inquinamento acustico sono difficilmente rilevanti. Sulla via Emilia, che vedrebbe un “traffico intensissimo”: nel tratto urbano di San Donato, che ha un limite di 30km/h, il traffico extraurbano semplicemente non passa.

    Non mi è chiaro infine come gioverebbe a San Donato la “notorietà” portata dallo stadio. Riguardo a posti di lavoro e attrazioni: ci sono già a Milano.

    Il punto che potrei sottoscrivere, invece, è riguardo agli aerei, con la postilla sostanziale che il problema del rumore (sostanzialmente tollerato) è circoscritto alle zone in linea con la traiettoria di atterraggio della pista (diametralmente opposte all’area San Francesco).
    Per esperienza è peggio affacciarsi su qualsiasi percorso del tram milanese!

    Fosse infine pure un comune inquinatissimo (e non lo è, la invito a controllare autonomamente i dati dell’aria) perché i cittadini dovrebbero accettare un peggioramento ulteriore della qualità dell’aria? In che modo squalifica il senso della protesta?

    I punti della protesta che, comunque, sono stati esplicitati in modo abbastanza chiaro dagli organizzatori: ci si oppone allo stravolgimento dell’intero sistema della mobilità cittadina e sovralocale, alla congestione da traffico e inquinamento, al consumo di suolo e ai problemi di ordine pubblico e di sicurezza per gli abitanti che ne derivebbero.

    Sarebbe stato meglio affrontare questi argomenti.

    Cordialmente, Forza Milan

  3. Fabio dice:

    Analisi carente e disinformata del territorio , sulla sua storia, opportunità di sviluppo e paragoni inadeguati circa aeroporto, qualità dell’aria, bacini idrogeografici etc. Poteva inserire qualcosa anche sulla storia medievale , sarebbe stato interessante.
    Oltre agli altri commenti a cui mi accodo in accordo, “l’argomentazione” , che tale non è, dell’inquinamento aereo, seppur reale (ho vissuto 25 anni sul corridoio di decollo sino agli anni 80 e successivamente esclusivamente atterraggio e ad ora non ho avuto l’onore di farmi inserire stents coronarici), non ci azzecca proprio per nulla.
    Lo stadio prevede forse che sia chiuso Linate ? Direi proprio di no con relativa certezza, perchè sono un prudente……dunque si tratterebbe di ulteriore apporto di traffico , non alternativa.
    Pare lapalissiana invece la nota correlata al traffico, criminalità, cancellazione della cubatura a verde prevista , già ampiamente superata con il 6 Eni e prima col quartiere affari (compensato temporibus illis con aree a verde oltre la tangenziale est ….) e tutto ciò che ne segue ancora a me sconosciuto. Per ciò che attiene ai posti di lavoro ed indotto spero lei non si riferisse al riflesso occupazionale e servizi della stessa san donato…..ancora realmente suppone che vi sia correlazione territoriale viciniora con servizi commerciali , materiali etc etc.? Conosce le modalità progettuali e costruttive di immobili di questa portata? Le risulta che con la costruzione del 6 Eni vi sia stata risonanza e ritorno. Nell’area dei servizi? Le assicuro di no….. La qualità della vita del territorio sarà sensibilmente pegggiorativa.
    Forse troppa attenzione (mia ) al suo articolo ….

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