LA STORIA DI “F”, UNA VITA SMART SENZA PHONE

Uno su mille ce la fa, anche tra i bambini. Quella di F. di Bitonto (Bari) è la storia di un dodicenne che si era liberato dalla schiavitù dello smartphone, un regalo che aveva sognato per mettersi alla pari dei suoi coetanei e che Babbo Natale puntualmente gli aveva recapitato sotto l’albero nel 2015. Ma F. si è tolto le catene, non ne poteva più, così nel novembre 2019 ha restituito il cellulare esattamente con quelle parole: “Non ce la faccio più”, aggiungendo altre frasi, altre riflessioni che non sembrano appartenere nemmeno agli adulti più evoluti.

Una busta marrone chiusa ermeticamente con diversi giri di nastro adesivo consegnata al padre: “Tienila tu, voglio sentirmi libero. Il tempo sembrava essersi fermato, sempre appiccicato a quel piccolo schermo. Ho voglia di fare cose, ho voglia di fare tante cose”. La privazione sarebbe dovuta durare una settimana, che poi sono diventate due, infine F. confessò di poterne farne a meno. Era uscito dal gruppo whatsapp degli amici, se lo cercavano c’era il campanello di casa o il telefono dei genitori. YouTube, i social, la navigazione sui siti diventarono ricordi lontanissimi: F. suona la batteria, porta a spasso il cane, gioca a tennis. Ha avuto paura del giudizio dei suoi amici, ma in fondo – si è chiesto – cosa faccio di male? “Sono uscito da una gabbia, sono guarito da una droga. Non sono né meglio né peggio di tutti gli altri: sono semplicemente diverso”.

Alla “Benjamin Franklin” che frequentava, accolsero bene la sua scelta, del resto già condivisa: in quella scuola che F. frequentava, infatti, i cellulari si ripongono in un armadietto all’ingresso delle 8 di mattina e si ritirano all’uscita, alle 17. E’ dalla sera alla mattina che F. sembrava non avere più tempo sufficiente per fare tutto ciò che lo appassiona.
Ora di anni ne sono passati altri 3, di mezzo c’è stata anche la pandemia che gli smartphone hanno potuto in parte compensare tra i vuoti e le distanze, ma F. non è cambiato e lo usa solo per gli scopi essenziali: le telefonate indispensabili e qualche messaggio. Tra un colpo al tamburo e uno alla pallina, continua la sua vita non più inchiodata a una sedia o a un divano, ma di corsa a perdifiato come su un immenso prato di collina, verso il mare. Perché è così che continua a vedere il mondo, è così che continua a goderselo.

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