LA SPASSOSA BARZELLETTA DI INGLESI E FRANCESI CHE SI AMANO DA SEMPRE

Allora, ci sono un francese, un tedesco e un italiano. A volte cominciano così le barzellette, questa volta no, la barzelletta comincia in modo diverso: ci sono un inglese e un francese.

Il francese dice: “Nonostante la Brexit, poiché ciò che ci unisce viene da così lontano e voi siete qui oggi, Maestà, so che continueremo a scrivere insieme parte del futuro del nostro Continente”.

L’inglese non vuol essere da meno e ci mancherebbe: “La nostra è una partnership forgiata dall’esperienza condivisa e che rimane assolutamente vitale mentre, insieme, affrontiamo le sfide del nostro mondo, semplicemente, il Regno Unito sarà sempre uno dei più stretti alleati e migliori amici della Francia”.

Un po’ già si ride, ma l’ilarità finale la sancisce l’italiano che sopraggiunge, perché c’è sempre un italiano, in livrea da cameriere con un vassoio colmo di tarallucci e una bella bottiglia di lambrusco, secco naturalmente.

Il francese sarebbe il presidente della Repubblica transalpina, l’inglese il re, figlio e successore della longeva Elisabetta seconda, in visita nel continente (in vacanza in realtà, sia pure da una vita), il motivo dell’ilarità i riferimenti alla storica concordia tra i due Paesi.

A parte le decine di guerre anglo-francesi che hanno segnato la storia delle relazioni tra i due Paesi negli ultimi mille anni, la barzelletta di una simpatia innata fa veramente sbellicare. Sul piano del luogo comune, sul piano storico, ma anche sul piano della quotidiana discordia, l’idea di una innata armonia tra i due Paesi fa tenerezza, talmente è ipocrita.

Francia e Inghilterra non si sopportano da sempre. Dal medio evo in avanti una guerra dietro l’altra e quando nel ventesimo secolo le cause sono diventate altre, la rivalità si è tutt’altro che spenta. Hanno cercato di darci a intendere che “l’intesa cordiale” d’inizio novecento fosse l’inizio di un inevitabile corteggiamento, ma era solo la cordiale spartizione delle terre da colonizzare.

La verità è che ogni motivo è buono per litigare e accapigliarsi. La palla ovale, il rugby, innanzitutto, il vero sport nazionale di entrambe. Poi l’anello di Giovanna D’Arco, l’invenzione della minigonna, la lingua: imperialista una, quella inglese, impermeabile e ostile alle contaminazioni l’altra, al limite del ridicolo.

Poi pure le questioni più serie, certo, ad esempio i sommergibili francesi rispediti al mittente nell’alleanza anglosassone Aukus, nell’IndoPacifico, una questione che irritò terribilmente i transalpini, e per restare su un terreno più banale, ma sotto gli occhi di tutti, gli uni, i mangiarane, con l’ambizione di guidare l’Unione Europea, gli altri, i John Bull, un po’ già pentiti ma fuori dalla Comunità.

Eppure è amore, vai a capire, ed è amore da sempre, ci dicono.

Ora, noi capiamo che per ragioni diplomatiche i due si incontrino, si bevano un bicchierino e si accarezzino al punto che le rispettive consorti dovrebbero cominciare a porsi qualche domanda, ma venderci la storica amicizia tra i due Paesi francamente è troppo, troppo davvero.

Su una cosa indubbiamente si riscontra piena assonanza: l’inutilità e lo spreco di un tale rendez-vous, nonché il ridicolo dei salamelecchi reciproci.

Beato chi ci crede.

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