La conoscete la storia del terzo tempo? Quell’epilogo tra barzellette sconce e tracannate di birra roba da Oktober fest? Beh, è la favola dei rugbisti che prima se le danno e poi festeggiano amichevolmente placcando boccali e bicchieri o recipienti di vario tipo e dimensioni.
Poi c’è un altro tempo, quello della partita tra Rovigo e Petrarca, in cui è accaduto il fattaccio. Dalla cronaca di Ivan Malfatto per il Gazzettino di Rovigo: “A 4’ dalla fine, Matteo Maria Panunzi in un placcaggio solleva e tiene alto per una gamba Facundo Diederich Ferrario, rischiando di capovolgerlo a testa in giù nel successivo intervento dei compagni, quando l’inadeguato (per un derby e non solo per questo episodio) arbitro Merli fischia, scatta la reazione del sanguigno estremo argentino. Si avventa sul mediano di mischia petrarchino e lo prende a pugni in testa mentre è steso a terra, scatenando la rissa generale. Tutti contro tutti. Con il coach rossoblù Alessandro Lodi corso giù dalla tribuna a placare gli animi, insieme ai pochi giocatori che non perdono la testa e il coro del pubblico infiammato a cantare “I campioni d’Itali siamo noi!”.. Risultato: doppia espulsione (forse a Panunzi basta il giallo) e tradizione del derby confermata”.
Esaurito il combattimento, la pratica è finita tra le mani del giudice sportivo che ha provveduto a squalificarne 62, in lettere sessantadue, tutti assieme appassionatamente, sospesi a rimirar le stelle dopo averle viste in campo.
Il rugby è ovale, dunque non essendo rotondo la sua traiettoria è sbilenca, l’aforisma che ripete: il football è uno sport di gentiluomini giocato da hooligans, il rugby è uno sport di hooligans giocato da gentiluomini, è stata smentito dinanzi a spalti gremiti.
Comunque mai provocare un argentino che si chiama Facundo che stando a certe memorie dantesche “è colui che ha facoltà di parlare con proprietà e ricchezza”. Però quando mena le mani le parole non contano.