Io dico semplicemente: ragioniamo con la nostra testa, lasciamo sfogare gli estremisti delle sperimentazioni e, piuttosto, variamo allegramente un neologismo “tuttidentristi”, riservato a chi vuole richiamare masse di impiegati, andando controcorrente con mare forza nove. Il Nostro non è l’unico membro di questo movimento, usa solo toni più sguaiati nel dirlo.
Sì, perché è appurato che lo smart working – ovviamente vale molto di più per gli impiegati stanziali delle retrovie – sia il nuovo modo di lavorare, abbiamo imboccato una strada senza ritorno. Il vero punto è trovare il giusto bilanciamento tra presenza fisica e lavoro da remoto, per questo le aziende stanno sostanzialmente sperimentando per trovare il mix ideale. Siamo stati scaraventati a casa in modo brutale dal maledetto virus, costretti a lavorare in un ambiente diverso sia pur molto familiare e abbiamo fatto una gran fatica ad abituarci. Se vogliamo parlare di “long Covid” per i pazienti contagiati, dobbiamo considerare gli stessi effetti anche per tutti i lavoratori, anche per chi non l’ha preso. E’ adesso che stanno emergendo le ansie e le insofferenze, lo stress post-pandemia è strisciante e probabilmente non lo vogliamo ammettere, ma c’è ed è meglio affrontarlo che nasconderlo.
Una delle vie d’uscita è proprio programmare con buon senso i nostri prossimi cicli lavorativi, pronti a modificarli ancora se necessario. La mia esperienza sul campo mi dice che la gente è contenta di tornare tra le quattro mura dell’ufficio, ma è altrettanto soddisfatta nel continuare a lavorare da casa. Adesso, passata la fase acuta dei lockdown paralizzanti, si può gestire. I giovani, in particolare, apprezzano molto non dovere spendere tempo nel traffico e far correre l’inquinamento con un pendolarismo senza fine. Nei colloqui di assunzione, i candidati chiedono tra le prime cose se si applica lo smart working e come.
Messaggi che non dobbiamo far cadere, l’ascolto è fondamentale. Oddio, facciamolo sempre in modo selettivo, magari le sfuriate capricciose di qualcuno possiamo giusto sentirle senza registrale, come un rumore di fondo che presto se ne va. La soluzione c’è ed è quella di sempre, anche se come sempre appare persino lapalissiana: si può lavorare un po’ a casa e un po’ in ufficio, nei tempi e nei modi più indicati. A fare la differenza, vera, è la solita: come si lavora.