LA SANITA’ DELLE ECCELLENZE, FOGLIA DI FICO SULLE VERGOGNE

Non ti indignare, mi dicono, e non mi indigno. Pare funzioni così il mondo di oggi, innanzitutto è importante eccellere, curare le punte di diamante e le retrovie invece no, se non fosse che la retorica sacrosanta del solido edificio vuole che le mura stiano in piedi solo se le fondamenta sono salde e robuste. La stessa retorica che vuole il condottiero fiero vincitore solo se alle spalle può contare su uomini affidabili, forti e resistenti.

Si eccelle, dunque. Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ci fa sapere quali sono le eccellenze nazionali tra gli ospedali italiani e va bene, siamo tutti felici e applaudiamo. Siamo tutti felici per loro però innanzitutto, un po’ meno per noi, perché se questo misuratore dovrebbe rasserenarci sulla questione sanità in Italia, va detto che il fallimento è clamoroso, letteralmente clamoroso, un boato, uno sprofondo assordante.

Nessuno mette in dubbio i primati e le supremazie, ma il signor Mario e la signora Maria cosa devono pensare, visto che nemmeno hanno più un medico di famiglia? Ora qualche assessore infilerà l’eccellente ospedale all’occhiello e ne farà un vanto, ma se nel frattempo potesse anche accelerare le liste d’attesa per semplici visite, esami, terapie, gli saremmo tutti grati e riconoscenti.

Abbiamo ospedali straordinarie e questo è meraviglioso, ma una bella classifica delle deficienze nella sanità in questo momento storico sarebbe ben più utile, ben più necessaria, vitale e non paia un’esagerazione. Tutti sappiamo che risultati penosi avrebbe una realistica classifica della sanità normale, escludendo per una volta queste celebratissime “eccellenze”.

La sanità pubblica in particolare, quella dei poveri cristi e non certo quella di chi può permettersi qualsivoglia, vive la sua stagione più nera, peggio dell’era Covid, perché nemmeno ha un’emergenza planetaria a cui appellarsi.

La sanità del futuro pare perfettamente sintonizzata sulle frequenze del mondo che corre e che vuole tributi e riconoscimenti, ancor prima di averli meritati.

Non hanno ancora messo piede nel mondo del lavoro, o almeno non entrambi i piedi, e già specializzandi e giovani medici reclamano per gli stipendi non adeguati. Le discipline più gettonate sono quelle più remunerative e meno rischiose, la Medicina Interna (quella degli organi interni per intenderci, cuore, polmoni, reni, fegato, apparato digerente e così via…) è ormai un deserto, mentre un tempo era l’aspirazione primaria, l’ideale per molti medici in erba.

Ippocrate, dove sei?

Ci scopriamo eccellenti e primitivi allo stesso tempo, scopriamo di avere ciliegine su torte scadute, scopriamo che ci sono medici e ospedali straordinari, ed è vero, ma nel contempo abbiamo qualche milione di italiani che rinunciano a visite, cure o prestazioni mediche per difficoltà economiche.

Bene le eccellenze, ma quando si parla di sanità, e istruzione mi permetto, sarebbe bene fare classifiche che mettono in mostra i demeriti più che i lustrini, soprattutto in Italia, dove un successo oscura tutte le magagne di base, un complimento sigilla gli scheletri negli armadi, un europeo o un mondiale vinto rendono tutti ubriachi e felici, ma certo non più sani.

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