Una quindicenne si presenta al pronto soccorso dell’ospedale Murri di Fermo, nelle Marche, con una febbre molto alta. Il medico di turno, Francesco Bernetti Evangelista (nella foto), la visita e poi la dimette, ma evidentemente non è convinto. Sembra tutto a posto, ma un tarlo insistente gli dice che forse servirebbero ulteriori accertamenti.
Allora che fare? Sia quel che sia e finito il turno dirigersi verso il meritato giaciglio? Neanche a parlarne. Il dottor Bernetti Evangelista si dirige invece verso il domicilio della quindicenne, suona il citofono, si qualifica, si fa ricevere e suggerisce immediati controlli neurologici, di fatto salvando la vita alla ragazza.
La Sanità zero punto zero insomma. La Sanità di Ippocrate, come ci eravamo dimenticati potesse essere.
Non che manchi deontologia, perizia e preparazione oggigiorno, al contrario, ma francamente una sanità che rincorre il paziente, anziché farsi rincorrere, fa notizia e un po’ ce l’eravamo scordata.
Una distopia al contrario. Non un futuro irrealizzabile, ma un passato irrecuperabile, un tempo perduto pieno zeppo di cose sane e positive, rimpiazzato da sistemi integrati e algoritmi ignoranti, che a differenza di Bernetti Evangelista, i pazienti rischiano di farli morire, quasi sul nascere.
Il dottor Bernetti Evangelista è uno della vecchia scuola e naturalmente dice di aver fatto solo il proprio dovere, “c’era da approfondire una situazione che in pronto soccorso non c’era stato modo di verificare fino in fondo….Sono medico da 40 anni, ho operato circa 30mila persone. Non mi sembra di avere fatto qualcosa di strano”.
Tra i giovani Esculapi, qualcuno magari saprà ascoltare e prendere esempio, comprendendo che la cura è anche rincorsa e non solo sala d’attesa, che ben sappiamo quanto possa essere lunga in questi tempi devoti all’indifferenza.