Sembra umorismo raccontare una faccenda del genere, tutta l’Italia se la sta raccontando come una barzelletta, ma è la pura verità: travolti dallo tsunami, anziché rimboccarsi immediatamente le maniche e cominciare il giorno dopo una ricostruzione, Letta e il suo cerchio magico hanno dato appuntamento a tutti per il mese di marzo. Marzo, l’anno prossimo. Mentre il mondo corre, mentre il centrodestra imperversa su tutto e su tutti, loro se la prendono con calma. Sei mesi di attesa per capire cosa fare, da dove ricominciare. Il tempo che intercorrerà tra la memorabile bancata e l’inizio della ripresa, a quanto pare, lo trascorreranno trastullandosi nel loro gioco preferito, reperire da qualche parte il nuovo mito, il nuovo demiurgo, il nuovo messia che guiderà l’attraversata del Mar Rosso. E pazienza se in totale spregio del ridicolo finora l’incertezza verte sui nomi titanici di Nardella, della Schlein, di Bonaccini. Magari facevano prima a dire prenderemo il primo che passa da queste parti, ma in fondo sono questioni loro.
Tuttavia restava una questione nazionale l’incredulità davanti a un simile atteggiamento – tra l’incosciente e il masochista -, all’apparenza incapace di cogliere l’assurdo dell’intera faccenda. Ma evidentemente eravamo ingenerosi. A quanto pare il Pd non è quell’accozzaglia di improvvisati e di scappati di casa che se ne sta in stand-by fino a marzo, mentre il suo mondo crolla, con il solo risultato concreto di risparmiare sulle spese logistiche del congresso (avanti di questo passo, altro che palazzetti dello sport: basterà prenotare un ascensore). Niente di tutto questo. Diffamazioni qualunquistiche. In realtà, il Pd è un vitalissimo partito di velocisti nati, qui a dimostrarci con fatti concreti che non è quel partito impassibile e imperturbabile davanti allo sfacelo, ma un partito sprint. In un sussulto di fiera dignità, Letta smentisce tutti quanti, annunciando che finalmente si gioca d’anticipo, altro che marzo: “Propongo di fare le primarie il 19 febbraio”.
E adesso vediamo chi ha ancora voglia di ridere.