I tempi, dunque: viviamo in un’epoca in cui le persone, a forza di bombardarle di idiozie e di banalità, si sono, via via, trasformate in banalissimi idioti. Così, qualunque lagna diventa sermone, ogni borborigmo intestinale prende la via del cervello, facendosi Verbo: basta che qualcuno s’inventi una nuova minaccia e tutti si sentono minacciati. Quelli che, una volta, si portavano uno sgabello e iniziavano a predicare in Hyde Park, sotto gli occhi benevolmente divertiti dei passanti, adesso muovono folle oceaniche: i seguaci di Forrest Gump, nella sua corsetta coast to coast, oggi sono milioni e inseguono il primo Forrest Gump che passa.
Ma veniamo alle ragazzine: lungi dal concentrarsi sulle cose che, almeno teoricamente, dovrebbero fare la vita di un’adolescente, come il moroso o l’interrogazione di matematica, queste qui se la menano e stramenano sugli eventi estremi; di cui peraltro hanno una percezione pari a chi ne legga su di un tabloid dal parrucchiere. Perché quelle sciagattate che, sessant’anni fa, strillavano e si strappavano i capelli per un concerto dei Beatles, oggi scrivono coi gessetti colorati, accendono candeline o fanno proclami contro il global warming: ma non sono cambiate o, meglio, non è cambiato il loro approccio, fatto di fideismo ignorante e di isteria collettiva. Semplicemente, sono cambiati i feticci: lo showbiz ha lasciato il posto al weatherbiz. E come mio padre poteva disprezzare le ragazzette invasate per “Love me do”, così io, senza remore, disprezzo queste bassaridi da quattro soldi, che si basano sul volo o l’atterraggio di un imenottero per valutare il destino del pianeta. Quasi quasi, erano meglio gli UFO.
E, infine, i ministri. La mia impressione è che, tra loro, sia aumentato esponenzialmente il numero dei piangina: magari, una volta, sembravano delle sfingi, ma adesso sembrano tutti protagonisti di “C’è posta per te!”. Non dico si debbano raggiungere i vertici, un filino grotteschi, di Moro che andava in spiaggia ingiacchettato e incravattato, per rispetto del proprio ruolo, ma vedere un signore attempatello e dall’aspetto serissimo, come Pichetto, farsi venire le lacrime agli occhi al sentire quattro bubbole esternate da una fanciullina in preda al disagio mi pare francamente desolante. Senza contare che, dopo le memorabili fesserie pronunciate dalla medesima, il Nostro si è prodotto in quello che sembrava proprio un discorsetto giustificativo. Come dire: faremo così, tranquilla. Un ministro dell’Ambiente con la stessa autorevolezza di un manzo lesso: uno che dovrebbe rispondere alla Greta de noantri di non dannarsi gli anni più belli ad osservare il volo delle api e che, invece, ne asseconda le paranoie, che razza di ministro dell’Ambiente potrà mai essere?
Però, come dicono i francesi, tout se tient: le cose vanno di pari passo. I tempi calamitosi, in cui la scuola, la famiglia, la società sembrano preda di un’allucinazione senza precedenti, generano un popolo di tremebondi Peter Pan semideficienti, dietro i quali prosperano i profeti da avanspettacolo: di qui discendono le ragazzine isteriche e visionarie, che interpretano le sorti del sistema solare come una loro questione personale, da decidere tra il letto e il tinello.
Da questa degenerazione culturale, civile, sociale, non può che derivare una classe dirigente che sia specchio di tale degenerazione: ed ecco i ministri dalla lacrima facile e dalle sinapsi allentate. Altro caso, ovviamente, erano le lacrime della Fornero, annunciandoci l’apocalisse: quella era stata una prova d’artista degna di Shakespeare, mica un crollo emotivo.