LA PSICOLOGA DE NOANTRI

Confesso che fino a ieri non sapevo chi fosse Nikita Pelizon. Ne ignoravo completamente l’esistenza e la mia vita procedeva comunque abbastanza bene. Ho scoperto trattarsi di una modella, ora divenuta influencer, vincitrice di un’edizione del Grande Fratello. In questi giorni alla ribalta in quanto criticata per aver proposto un “corso motivazionale finalizzato alla crescita personale”. Il corso è a pagamento (97 euro solo per le prime 24 ore, poi il prezzo sale prima a 247 euro e poi a 457 euro).

La critica è dovuta al fatto che lei, non laureata in psicologia, si è pubblicizzata scrivendo che il corso serve a conoscere le metodologie che l’hanno aiutata a superare la depressione, l’apatia e gli attacchi di ansia. In modo apparentemente ingenuo la modella chiarisce, per difendersi dalle accuse di incompetenza, come abbia studiato psicologia alle scuole superiori e quanto da sempre ami questa disciplina. Immagino che, visto il clamore, toccherà alla magistratura e agli ordini professionali verificare se si tratta o meno di un tentativo di esercizio abusivo della professione, un reato previsto dall’art. 348 del codice penale, punito anche con l’arresto.

Va detto che non è il primo caso in cui gli psicologi professionisti devono difendersi da sedicenti specialisti che invadono il loro campo professionale. Ci sono tanti counselor, consulenti filosofici, personal trainer, mediatori, operatori olistici che di fatto propongono interventi tesi a migliorare il benessere psicologico. (Peraltro diversi di questi operatori sono stati formati anche da medici e psicologi e qui il discorso si allarga ad un’altra criticità). Tra di essi, ci sono esperti qualificati ma anche chi si improvvisa, come la Pelizon. Talvolta, il margine tra prestazione sanitaria e percorso di ampliamento della propria consapevolezza può risultare vago. Fermo restando che poi è tutto da dimostrare se si riesce davvero a garantire ciò che si propaganda.

Proviamo a fare chiarezza. In Italia, l’attività di psicoterapia è autorizzata esclusivamente ai laureati in Medicina o Psicologia che abbiano svolto un corso almeno quadriennale presso una delle scuole riconosciute da una commissione ministeriale. Solo costoro, dopo un percorso di studi universitari di almeno 10 anni, sono abilitati a svolgere questa specifica attività sanitaria. Ci sono quindi anche psicologi, regolarmente laureati e iscritti all’Ordine, che non sono psicoterapeuti. Nel nostro paese esistono un gran numero di scuole di psicoterapia riconosciute (solo in Lombardia 70, nel Lazio 79) ove prevalentemente si studiano i modelli teorici più importanti, quali la psicoanalisi, cognitivi, sistemico-relazionali, gestaltisti, ecc. Inoltre, ognuno di questi filoni ha poi diverse ramificazioni, per cui, solo nel campo degli psicoanalisti, vi sono freudiani, neo-freudiani, junghiani, lacaniani, gruppoanalisti e così via. In taluni casi, le divergenze tra le scuole non riguardano tanto i modelli teorici bensì le differenze organizzative, manageriali o caratteriali tra i vari didatti.

La verità è che, per dirla con Kuhn, la psicologia è una scienza pre-paradigmatica, nel senso che non vi è un paradigma unificante, in grado di spiegare la gran parte degli effetti studiati dalle diverse scuole e soprattutto accettata dalla gran maggioranza dei cultori. Vi sono diverse scuole di pensiero che, legittimamente rispetto ai modelli teorici di partenza, propongono prassi operative divergenti tra loro. C’è chi lavora sull’inconscio, chi sulle relazioni, chi sul “qui e ora”, chi sulle mappe cognitive, e anche in merito al significato dei sintomi possono esservi spiegazioni diverse. E questo riguarda gli psicoterapeuti abilitati, che hanno studiato e mettono in pratica tecniche coerenti con i loro modelli.

Ma è evidente che tale complessità offre il fianco a chi in malafede si propone senza avere le competenze necessarie. Le invasioni di campo sono numerose e diversi tentano di esercitare senza averne titoli una professione difficile, regolamentata da precise normative, nell’interesse dell’utente, a cui spetta il compito finale di doversi districare in questa pluralità di linguaggi.

Ma, si sa, così come avviene con gli allenatori di calcio, siamo tutti un po’ psicologi (poi, magari, una volta bisognerebbe parlare anche di chi sceglie certi psicologi). E, per finire, occorre pure ricordare che nella società dei mezzi di comunicazione di massa, più famoso non significa affatto più bravo.

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