Le porte delle stalle sono tutte aperte, di conseguenza scappano di continuo buoi, asini, oche, maiali… Sfondano i fragili recinti per andare a razzolare nelle ospitali distese della tv, dei social, della musica dove trovano erba, fieno e ghiande per nutrirsi. Li troveremo tutti lì, facendo fatica a distinguerli tra loro, accomunati dall’unico neurone tarato sullo spirito di sopravvivenza.
Enrico Polloni si è unito al gregge in fuga, ma stavolta mandriani e cani pastori lo hanno inseguito. Il giovane cantautore sconosciuto – speriamo resti tale dopo questa ondata di oscura fama – è stato eliminato alle audizioni di “X Factor” e poi linciato sul web. Il suo orrendo brano (così definito anche dagli esperti di melodia) contiene infatti un oltraggioso passaggio che evoca a vanvera il dramma della basilica di Superga, dove si schiantò l’aereo della leggendaria squadra di calcio del grande Torino di rientro da un’amichevole in Portogallo. Un dramma usato come termine di paragone di un amore naufragato ed evidentemente malato a sua volta.
Già dal titolo della strimpellata, “70 cammelli”, si capisce che la mente contorta del fanciullo è in grado di partorire solo castronerie: si ispira infatti a un sito internet che compara il valore di una persona in cammelli, metro che nel suo delirio canoro ha utilizzato per dare un prezzo alla delusione d’amore, essendo stata lasciato da una ragazza alla quale va il nostro plauso per l’averlo fatto. A prescindere.
“Imbarazzo della giuria composta da Dargen D’Amico, Morgan, Fedez e Ambra Angiolini, per l’evidente misoginia della spiegazione con una sonora (e meritata) bocciatura”, raccontano le cronache. “Ma chi è andato oltre al minuto e 42 secondi dell’esecuzione, andandola a ricercare nel web, ha sentito ben altro”. Infatti il menestrello scrive e canta: “Tu che sei stupenda, anzi, tu sei Superga, infatti sei uno schianto”, riferendosi alla tragedia che nel 1949 costò la vita a 31 persone, cioè tutte quelle che avevano seguito la squadra più forte del mondo nella sua esibizione: giocatori, staff, giornalisti, personale di bordo. Non contento delle scemenze con cui ha farcito il suo obbrobrio, Polloni ha risposto alle feroci critiche sul web e agli inviti iracondi a cambiare i testi, con l’emoticon del saluto militare: come dire, agli ordini!
L’amore che accompagna quella drammatica, triste vicenda della storia italiana non solo calcistica, compensa ampiamente la superficiale imbecillità di un personaggio in cerca d’autore. Resta invece inevasa, una volta ancora, la sana pratica della censura: nonostante i tempi di apparente democrazia, infatti, esistono algoritmi e controllori più o meno farlocchi che controllano (e oscurano) qua e là contenuti sparsi. Musicali, letterari, social…, ma in quest’ultimo caso intervengono spietati e puntualissimi solo se si violano i criteri di copyright. Per essere chiari: postate 10 secondi di video di un gol di un campionato straniero e verrà immediatamente rimosso (qualche volta il vostro account bloccato per qualche tempo), pubblicate bestemmie o insulti o parolacce e rimarrete online visibilissimi a tutti.
Questa volta è stata fatta giustizia sommaria, vivaddio, prima dalla giuria di “X Factor”, poi dalla gente comune. Si sono scagliati tutti contro questo spacciatore ambulante di stupidità, non solo e non tanto per quello che prova a smerciare, ma per il solo fatto che provi a farlo. Alla faccia delle nostre, di intelligenza e sensibilità, non avendone lui traccia nella sua testa né altrove.