LA MIA INVIDIA SMACCATA PER GRATTERI

Se ne parla da giorni. Ad un convegno su etica e giustizia, il neo-Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha detto molte cose e molto significative. Una fra tutte è che: “…Oggi non si conta in base a cosa si è, ma a cosa si ha”. Un’altra recita, a proposito dei consulenti dei politici, che: “…vengono scelti non perché sono bravi, ma perché sono importanti”. Insomma, non è che Gratteri le mandi a dire. Tra l’altro, il magistrato ha sparato a palle incatenate sulla scuola-progettificio, che passa il tempo a parlare di cyberbullismo o di educazione alla legalità, dimenticandosi il proprio compito e, soprattutto, che fuori esista un mondo reale. Con un’aggiunta neanche tanto sottile: “Il prof che va a scuola con la Fiat è visto come un fallito, il vero modello per i ragazzi è quello col Suv”. Niente da dire: c’è solo da sottoscrivere.

La sola considerazione che mi sento di fare è che noi di @ltroPensiero.net diciamo le stesse cose da anni, ma nessuno ci si fila di striscio. Il che significa che, anche nel mondo delle idee, la voce di uno importante ha molto più peso di quella di un povero cristo qualsiasi, anche se, magari, se la cava benino. Così va il mondo, evidentemente.

Fratelli d’Italia, ad esempio, ha organizzato a Roma un importante convegno sulla scuola, incentrato sul valore del merito, che, per il partito di Giorgia Meloni, è un vero e proprio mantra: tra i relatori compaiono parlamentari di ogni grado, uomini di governo e sottogoverno, amici e conoscenti, ma non un solo autentico addetto ai lavori. Vi potranno partecipare, bontà loro, studenti e insegnanti: solo come pubblico, ovviamente e, di solito, ridotti a fare la claque.

Parlo per me: dopo aver scritto e parlato dei problemi della scuola per una quarantina d’anni, essere invitato a un simile consesso come spettatore plaudente permetterete che mi faccia un tantino saltare la mosca al naso? Insomma, il ruolo di vox clamantis in deserto, qui da noi, è riservato a chi non ha santi in paradiso: a quelli normali, magari preparatissimi, ma senza particolari maniglie. Sapeste quante volte mi sarebbe piaciuto essere un Gratteri! Non per un mio narcisismo patologico, ma per poter dire la mia: gridare che il re è nudo, farlo sapere alla gente.

Forse, però, alla gente, in fondo in fondo, va bene così: le piace illudersi di vivere in un mondo, se non perfetto, perlomeno accettabile. E non gradisce essere svegliata dal suo sonno beato. Poi, arriva Gratteri, che proclama le solite cose, ma con voce stentorea e polmoni potenti (De André ha già meravigliosamente descritto il fenomeno) e tutti fanno sìsì con la testa: battono le mani, non capendo che sta parlando anche di loro. Tornano a casa, si siedono sulla poltrona e guardano le réclames dei Suv sul loro settimanale preferito, pensando: prima o poi, me lo faccio anch’io, il Suv! Gratteri tramonta mestamente all’orizzonte e sorge, implacabile, il sole berlusconiano, con i suoi comandamenti tossici, basati sui soldi, le donne e la bella vita. L’Italia del “t’aggio fatto fesso!”.

Che giornata formidabile sarebbe quella in cui il “t’aggio fatto fesso” venisse bandito dal vocabolario della lingua italiana! E con lui le millanta gherminelle, la scuola dell’ipocrisia e della sottomissione, le relazioni basate solo sull’interesse, le piccole e grandi truffe, gli imbrogli, le raccomandazioni. Insomma, la giornata in cui ci svegliassimo in un Paese normale. In cui non ci fosse bisogno di un Procuratore Capo per far sapere alla gente che così non va: in cui bastasse il semplice buon senso. E altri sentimenti demodé, come l’onestà, la carità, la coerenza, l’affidabilità.

Quando e come li abbiamo perduti per strada, sostituendoli con dei patetici succedanei? Chissà: forse li abbiamo cancellati un poco alla volta, senza neppure accorgercene. E, oggi, ci ritroviamo così: a parlare di merito o di valori, come di cose belle e remote. Quando dovrebbero essere il centro stesso delle nostre povere esistenze. Semplicemente.

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