LA GUERRA COI TACCHI

di LUCA SERAFINI – Le soldatesse ucraine erano 1800 soltanto 13 anni fa, oggi sono più di 31000 e rappresentano il 23% delle forze armate nazionali. Più di un terzo di loro combattono in prima fila, mentre 4000 sono ufficiali. Dal 2014 il conflitto separatista tra Ucraina e Russia ha fatto 14000 morti, sommando entrambi i sessi e entrambe le bandiere.

La questione insomma è molto seria, molto delicata. Come lo sarà la parata del prossimo 24 agosto in occasione del trentennale dell’indipendenza del Paese. Quindi la trovata del Ministero della difesa di allenare le soldatesse, in queste settimane, in divisa ma con i tacchi invece degli stivali (“È un po’ più difficile. ma ci stiamo provando”, ha annunciato la portavoce Ivanna Medvid), non è stata intesa né apprezzata. Anche perché non è stato chiarito il significato attribuito a questa estrosa variazione sul tema.

Nessuna delle donne militari ha protestato: è in parlamento che si è scatenato il putiferio. “Per la Marina cosa avete pensato, a pinne e bikini?”, ha chiesto una deputata, mentre altri suoi colleghi e colleghe dell’opposizione hanno esposto scarpe col tacco a spillo sui banconi, chiedendo scuse pubbliche al Ministro della difesa Andrii Taran. Contro il quale la vicepresidente della Camera ha chiesto di aprire un fascicolo.

Ora. Per commentare da lontano, sembrerebbe mancare l’elemento chiave, essenziale per capire cosa abbia indotto Taran a inventarsi questa pagliacciata, ma proprio il fatto che la stiamo definendo tale fa venir meno la motivazione stessa. Se c’è un mondo dove in apparenza l’uguaglianza tra sessi dovrebbe essere assoluta, è quello militare naturalmente: nell’addestramento, nella disciplina, nelle regole ferree, persino nelle opportunità di carriera. Invece sappiamo bene che le molestie, il sessismo, le discriminazioni (persino a ruoli invertiti qualche volta) fanno parte del chiuso delle caserme esattamente come nella vita fuori dalle mura e dai recinti.

Proprio il “Battaglione invisibile” delle forze armate ucraine, che si occupa delle donne arruolate, ha accertato e documentato in questi anni numerosi casi di stupro non denunciati per paura.

Siccome gli eserciti di tutto il mondo si distinguono per omertà a vari livelli, giustizia interna dai metodi discutibili, segreti scomodi inviolabili, prima di far sfilare con i tacchi le donne in divisa bisognerebbe iniziare a rispettarle. E se questo era il goffo tentativo di sensibilizzazione da parte di quel Taran, bene, ora cambi rotta e si inventi un metodo di denuncia più serio ed efficace: forse non troverebbe molti proseliti in quel mondo oscuro che sono le forze armate, ma almeno eviterebbe il dileggio, suo e delle donne che tanto ama.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *